E Se Dio fosse un alieno? Allora speriamo che sia almeno cattolico

Per gentile concessione della casa editrice Lindau ilGiornale anticipa alcuni passi del libro di Rino Cammilleri Dio è cattolico? (pagg. 270, euro 18,50), da domani in libreria

Dal momento che non sono pochi quelli che ci credono, è lecito chiedersi se quel che chiamiamo «Dio» non sia per caso una civiltà di extraterrestri dalla quale la razza umana in qualche modo discende. Certo, si potrà subito obiettare che, anche se così fosse, il problema sarebbe solo spostato. Si potrebbe infatti altrettanto legittimamente domandare chi ha creato gli extraterrestri.
Gli Ufo sono un vero e proprio mito dei nostri tempi, talmente incoraggiato dai media da aver creato un’industria nei centri abitati vicini alla famosa «Area 51» nel deserto del Nevada, dove il governo degli Stati Uniti avrebbe condotto – dice una consolidata leggenda metropolitana – degli esperimenti segreti su un disco volante schiantatosi, carico di alieni, da quelle parti. Si potrebbe cominciare col chiedersi perché questi alieni atterrino quasi sempre negli Stati Uniti, dal momento che è là che più si addensano le «tracce» e gli «incontri ravvicinati». Un’altra osservazione da fare è la seguente: molti scienziati, se intervistati sul tema dichiarano che sarebbe arrogante pensare che, in un universo così vasto e per la maggior parte sconosciuto, la razza umana sia sola. Tuttavia, questo modo di ragionare non è che un atto di fede, un auspicio che non c’è bisogno di essere scienziati per formulare. Ora, quantunque l’argomento abbia alimentato e continui ad alimentare la letteratura fantascientifica e sia dichiarato, appunto, «fantascienza» tout court da altrettanti scienziati, è bene sapere che il massimo scrittore di fantascienza di tutti i tempi, l’ebreo russo naturalizzato americano Isaac Asimov, agli extraterrestri non credeva.
Isaac Asimov, ateo e scientista (scrisse anche un paio di opere per «confutare» la Bibbia alla luce delle scoperte scientifiche), chiedeva prove. Non visioni, non racconti, non testimonianze, ma solide e tangibili prove... Invece non c’è niente. Nessuno, in tutti questi anni, è stato in grado di mostrare uno straccio di quel che la scienza chiama prova. In più, si dilungava ad analizzare la pretesa mentalità aliena, concludendo che il comportamento di questi ultimi, se esistevano, era troppo irrazionale per essere preso sul serio. Infatti, che cosa vogliono? Cercano un contatto? Allora perché sfuggono continuamente? Intendono studiarci restando nascosti? Allora perché si mostrano continuamente?
Altro mito destituito di fondamento: gli alieni sono buoni. Anzi, migliori di noi; la loro evoluzione li ha condotti a perfetta bontà. Chissà perché la nostra ci ha lasciati cattivi come Caino. Anzi, misti, come Caino e Abele (con la solita prevalenza del primo). Le leggi dell’evoluzione variano da pianeta a pianeta? O gli alieni sono tutti convertiti a una filosofia della bontà, una specie di cristianesimo seguito da tutta una razza? Ma perché, allora, il cristianesimo ha mostrato i suoi limiti solo sulla Terra? Ma la pista religiosa collide con quella scientifica, l’unica per la quale gli alieni sono ammirati. La loro potrebbe benissimo essere una razza idolatrica, teocratica e dispotica. Lo schiavismo totalitario e organizzato potrebbe aver permesso loro il balzo in avanti tecnologico. Ma, se le cose stanno così, bisognerebbe piuttosto temerli, gli alieni, e attrezzarsi per un’eventuale invasione come si pensava nei vecchi film degli anni ’50 (che la propaganda liberal ci ha fatto credere essere metafore del timore del comunismo).
Che dire, poi, della religione? Non è pensabile che una razza senziente così avanzata possa non porsi il problema. I cristiani dovrebbero pensare a un’altra Incarnazione, avvenuta, questa, su Antares? O gli alieni sarebbero anch’essi bisognosi di evangelizzazione come furono gli indios americani scoperti da Colombo? No, la tecnologia richiede un fondamento cristiano, una mentalità per la quale il creato va sottoposto a dominio, studiato ed esplorato.

Ci vuole una mentalità che nobiliti il lavoro e la ricerca scientifica, che possa contare sul libero sforzo di tutti, donne comprese. Perché la scienza si concentri sulla tecnologia occorre un Galileo, il quale era credente e agiva in un milieu cristiano...

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