È vero che alla fine ha fatto pubblica ammenda ed ha promesso che sì, il pellegrinaggio ad Arcore l’avrebbe fatto. Però è ormai da qualche mese che Giuseppe Pisanu (nella foto) si sta distinguendo per le sue posizioni controcorrente, tra cui - appunto - la battuta sulle possibilità di vittoria di Ugo Cappellacci nella corsa alla presidenza della Sardegna. «Se vince vado in pellegrinaggio ad Arcore», buttò lì. E ormai da giorni i carabinieri di scorta sotto casa del Cavaliere scrutano l’orizzonte in attesa dell’ex ministro dell’Interno. Ma il nuovo corso di Pisanu sta soprattutto nella sua continua presa di distanze dalle posizioni del governo e in particolare della Lega. «Berlusconi non subisca gli slogan leghisti», disse al Corriere della Sera i primi di febbraio aggiungendo una dotta analisi delle posizioni del Carroccio: «Sono battute da osterie della Bassa Padana». Apriti cielo. Con replica piccata di Bobo Maroni, suo successore al Viminale. Ma l’interdizione di Pisanu è andata avanti. Sul testamento biologico, in primo luogo. «Mi rifiuto di votare la legge», fa sapere senza peli sulla lingua e senza nascondere le sue perplessità sulla «discussione a tratti disumana che riguarda il caso Englaro». Con buona pace degli strali di Avvenire e delle ironie di Maurizio Gasparri che lo accusa di «far parte distrattamente del gruppo Pdl».
È finita qui, direte voi. E invece no. Perché a Pisanu non piace troppo nemmeno il ddl sulle intercettazioni. E le ronde? Nemmeno a parlarne.
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