Marta Bravi
Dritto allobiettivo, senza se e senza ma. Questa sembra essere la linea ispiratrice della politica dellassessore alla Cultura Vittorio Sgarbi, ormai deciso a cavalcare la battaglia di difensore del bello cittadino. Questa volta la missione vuole impedire labbattimento del Garage Podgora, in via Podgora 2, del 1926, che a settembre dovrebbe lasciare spazio a una nuova costruzione di sette piani.
Sgarbi sembra fare sul serio, tanto che martedì foto e documentazione del garage finiranno sul tavolo del ministro per i Beni e le attività culturali, Francesco Rutelli. «Sottoporrò la questione a Rutelli che ha esplicitamente dichiarato che larchitettura del Ventennio è un patrimonio da preservare - tuona Sgarbi -. E questo è un edificio degli anni Venti. Non ci può essere una damnatio memoriae rispetto alle creazioni darte e darchitettura del Ventennio, come ha detto Rutelli in una recente intervista al Corriere. Sono un patrimonio da valorizzare e far conoscere».
«Bisogna fermare questo scempio», esordisce al telefono Sgarbi con il sindaco Letizia Moratti, davanti alle fotografie del garage e al disegno del nuovo progetto. «Vogliono abbattere un edificio storico per far posto a un orrore, fate qualcosa» sollecita, rivolgendosi al Sovrintendente per i beni architettonici. «Non possiamo consentire che un edificio che ha ottantanni venga abbattuto, e per fortuna siamo ancora in tempo. Ledificio è del 26, ha ottantanni di storia, ha la stessa età dellultima opera di Svevo, è intrinsecamente vincolato per ciò che ha dichiarato Rutelli. Ho chiamato apposta il sovrintendente Artioli e il sindaco Moratti e martedì coinvolgerò il governo».
Insomma sembra che le speculazioni edilizie non avranno scampo a Milano. Così come gli abbattimenti di palazzi storici e con valore artistico, anche se approvate dalla precedente amministrazione, come è successo al quartiere Qt8, dove le due palazzine purtroppo sono già state abbattute ma dove forse non sorgerà il palazzo previsto, per volere proprio del paladino del bello Sgarbi.
«Siamo stati la prima sovrintendenza a vincolare edifici razionalisti, o di architettura fascista, come vengono volgarmente chiamati - racconta Bruno Artioli, Sovrintendente ai Beni architettonici della Lombardia -. Addirittura nel 1956, a solo un decennio dalla fine della guerra riuscimmo a vincolare la casa del Fascio di Como, simbolo dellarchitettura razionalista. Non è stato nemmeno semplice: siamo ricorsi al Tar più di una volta e abbiamo sempre vinto, così siamo riusciti a tutelare anche la Torre Branca, al parco Sempione, che rischiava di essere stravolta in un dissennato progetto di ristrutturazione, e la casa Rustici di Terragni. Ancora, abbiamo posto un vincolo monumentale sulla Triennale di Muzio, sulla casa Figini al Villaggio dei Giornalisti, sul complesso architettonico Marchiondi del Viganò. E questo solo per citare alcuni casi a Milano, se poi passiamo alla Lombardia...».
Cosa succederà al garage Podgora, prima rimessa pubblica di Milano, dotato di particolari rampe di accesso circolari, già vittima dello scempio, quando negli anni Ottanta la facciata affrescata fu ricoperta da una mano di pittura? «Il garage a prima vista non sembra rientrare nei canoni dellarchitettura razionalista - risponde Artioli - ma il caso è alla nostra attenzione e stiamo studiando le peculiarità artistico-storiche delledificio che potrebbero motivare il vincolo».
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