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E si litiga pure sui pacchetti delle sigarette «ibride»

Il tabacco viene riscaldato e non bruciato. Ma basta perché possano essere definite "a rischio ridotto"? A decidere sarà un decreto ministeriale

E si litiga pure sui pacchetti delle sigarette «ibride»

Anche per le sigarette si annuncia una guerra delle etichette. La materia del contendere è la nuova Iqos, la sigaretta elettronica a base di tabacco riscaldato su cui conta la Philip Morris, colosso mondiale del tabacco, per sostenere i non brillantissimi dati di vendita sul mercato europeo. Iqos si basa su una nuova tecnologia ibrida, che almeno all'apparenza sta a metà tra la «cicca» tradizionale e i vaporizzatori. Il meccanismo è basato su una parte elettronica che scalda ma non brucia il tabacco (e non a caso in inglese la novità e definita come heat-not-burn) e una ricarica che contiene il tabacco vero e proprio e un filtro. Secondo i produttori il tabacco, essendo appunto solo riscaldato, non produce le sostanze proprie della combustione, quelle più dannose per l'organismo umano. Per Philip Morris è dunque una specie di quadratura del cerchio: il fumatore sente il profumo della vecchia e cara sigaretta, con una riduzione pari al «90% della formazione di componenti nocivi e potenziali rispetto al fumo della tradizionale combustione». E qui si arriva al punto della questione: fino a che punto la Iqos è diversa negli effetti dalle vecchie sigarette?

Medici e scienziati sono scettici. I più negativi fanno notare che gli studi che dimostrano la minore dannosità della Iqos sono stati pagati dalla Philip Morris stessa. Una ricerca dell'Istituto nazionale dei tumori ha rilevato «la presenza di black carbon, non rilasciato dalle sigarette elettroniche, anche se in contrazione del 10/15% rispetto alle sigarette normali». Presenti anche in forma rilevante degli aldeidi (tra cui la cancerogena formaldeide), motivo per cui l'Istituto ha chiesto di mantenere anche per l'Iqos il divieto di fumo nei locali pubblici.

Dal punto di vista normativo il cosiddetto tabacco di nuova generazione (ma sul mercato per il momento c'è solo il prodotto Philip Morris) ha già ricevuto un trattamento certo non penalizzante come uno sconto del 50% sull'accisa prevista per i tabacchi. In via di emanazione c'è anche un decreto elaborato di concerto tra ministero dello sviluppo economico, ministero della Salute con il via libera del ministero dell'Economia, che potrebbe essere per Philip Morris ancora più prezioso. Le norme dovranno chiarire le modalità di riconoscimento della minore dannosità del tabacco di nuova generazione con la possibilità di inserire in etichetta un claim pubblicitario come «prodotto a rischio ridotto» che costituirebbe un piattaforma commerciale di sicuro interesse per il nuovo prodotto.

Il tema ha attirato l'attenzione di cinque senatrici che con due interpellanze diverse della fine dell'anno scorso hanno chiesto al governo lumi sulla vicenda. «Il rischio è quello di costruire un abito su misura per un'unica azienda», spiega una delle firmatarie, Paola Pelino di Fi. E a suscitare qualche malizia fu l'inaugurazione l'anno scorso dello stabilimento che produce le Iqos, per cui si mosse in pompa magna lo stesso Matteo Renzi. In base alla risposta data alla senatrice Pelino, i ministeri delle Sviluppo e della Salute sarebbero già arrivati a un accordo.

La palla ora è al ministero dell'Economia.

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