Ogni mattina li attraversiamo trafelati, in metropolitana. Ora sono diventati oggetto delle brame dei presidenti di calcio. E chi li produce è invaso di rischieste più di un gelataio a Ferragosto. Gli aggeggi in questione, senza i quali gli stadi italiani rimarrebbero vuoti, sono i tornelli. Il numero uno nel settore - forse per la classica ironia italiana - si chiama Ruggeri: come il patron dellAtalanta, uno dei più arcigni oppositori degli stadi a porte chiuse.
Già lo chiamano «il Signore dei Tornelli», ma di fantasy, nellazienda guidata da Domenico Ruggeri, cè ben poco. A partire dal nome del gruppo: Zucchetti. Nome che tradisce tutta la concretezza e lindustriosità della Bassa Padana (il gruppo ha sede a Lodi). «Nelle ultime ore i contratti sono aumentati decisamente - ha ammesso Ruggeri -, ad oggi siamo intervenuti a Roma, Torino, Genova, Siena e Messina, ma siamo allopera per Firenze, Cesena, Brescia e Bologna». Manca San Siro: «Abbiamo presentato un esposto per anomalie nella gara di appalto». Una vicenda legale che secondo alcuni avrebbe rallentato i lavori.
Linvestimento per ogni impianto? «Tra 1 e 2 milioni di euro», precisa Ruggeri, la cui azienda si occupa in particolare del software che «legge» i biglietti e comanda gli accessi.
E il «signore dei tornelli» brinda agli affari doro
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