E Simoni attacca la sua recluta: «Così rischia di rovinarci il Giro»

«Ha fatto tutto di testa sua, abbiamo regalato 4 minuti a corridori tosti»

da Fiorano (Modena)

Non gradito. E rispedito al mittente. Viene messo in mezzo Riccardo Riccò, il giovane talentino del ciclismo italiano, e alla fine gli fanno la festa. Doveva essere il «Riccò Day», come ieri mattina il suo team - la Saunier Duval - comunicava con una nota. Riccò sulle strade di casa, davanti alla sua gente, ai suoi tifosi, ai suoi numerosissimi aficionados era pronto a una grande esibizione, ma la stecca è stata totale. La festa c’è stata e gliel’hanno fatta però i suoi colleghi: prima i compagni di fuga, i quali senza tanti giri di parole gli fanno capire che non è il caso che resti lì con loro, e poi il suo capitano, Gilberto Simoni, che alla fine della tappa non gliele manda certo a dire, alla faccia dell’armonia e del tanto decantato patto d’acciaio tra il vecchio e il bambino. «Cosa ha fatto Riccò? Non l’abbiamo capito neanche noi - dice secco il trentino -. Oggi poteva finire il Giro per tutti quanti, per qualcuno secondo me è già finito. Questa fuga costerà cara a più di un uomo di classifica. Secondo me qualcuno si è già giocato anche il podio di Milano. Quattro minuti regalati così a corridori tenaci e tosti non è cosa da poco. Cosa ho da dire su Riccò? Ha fatto tutto da solo, nessuno gli ha detto niente. Non so perché sia andato in fuga e neppure perché a un certo punto abbia deciso di fermarsi».
Parole che fanno esplodere il dopo corsa, che tuonano dopo poco anche nel motorhome della Saunier Duval, dove il tecnico Pietro Algeri cerca disperatamente di ricucire lo strappo di Fiorano. Simoni fa la voce grossa, il ragazzo lo manda a stendere: «Ho fatto quello che mi avete detto voi», ripete stizzito. Riccò ha il volto livido di rabbia, si morde le labbra, vorrebbe dire, ma non dice. «Mi hanno fatto dei buchi, mi hanno messo in difficoltà, alla fine Algeri mi ha detto di staccarmi». Algeri in corsa conferma, poi tagliato il traguardo aggiusta il tiro: «Non ci sentivamo bene, le radioline non prendevano bene. Gli avevo detto semplicemente di stare passivo in fondo al gruppo dei 22, non di staccarsi». Riccò si morde le labbra, schiuma rabbia. Il gruppetto l’ha messo in mezzo, lui ci è cascato e Simoni coglie la palla al balzo: dopo Cunego non vuole avere altri rompiGiro in giro. «Io ho fatto quello che mi è stato detto», ripete piagnucolante.

Più chiaro un uomo che nella fuga c’era, l’uomo che ieri ha vinto la tappa, il norvegese Kurt-Asle Arvesen: «Riccò è un corridore che punta in alto, che mira a fare grandi cose in questo Giro, non poteva stare nella nostra fuga. Noi siamo cacciatori di tappe, lui è per la caccia grossa», più chiaro di così. Riccò si spaventa, Simoni ne approfitta: solo a parole.

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