da Roma
Entusiasmi a sinistra per la «requisitoria contro il governo», prudenza nel centrodestra, con la maggior parte degli esponenti della maggioranza che hanno preferito interpretare gli appelli di Sergio Billè come unulteriore apertura di credito nei confronti del governo. La relazione del presidente di Confindustria ha raccolto il plauso quasi unanime del mondo della politica e delleconomia, anche se per ragioni molto diverse. Se per Romano Prodi dai commercianti è arrivata «una requisitoria contro il governo che non mi aspettavo», il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi ha preferito guardare avanti dando un «giudizio non negativo» sulla relazione che «ha messo in luce alcune questioni, che sono state già recepite nel Dpef».
Anche nel resto della sinistra è prevalsa una lettura pessimistica. Il segretario dei Ds Piero Fassino ha letto nelle parole di Billè «la denuncia di una assenza di politica economica, industriale e di sostegno alla produzione e allo sviluppo», mentre per il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio ieri è andato in scena «il requiem del governo». Il segretario di Rifondazione comunista ha proposto la sua ricetta per uscire dalla crisi descritta da Billè: «Politiche di redistribuzione dei redditi e politiche economiche pubbliche». Le conclusioni le ha tirate il leader della Margherita Francesco Rutelli: «Tutte le associazioni produttive ormai la dicono chiara: sono finite nel nulla le promesse di Berlusconi».
La relazione «non concede sconti al governo», ha riconosciuto il ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, ma il punto - ha precisato - è che «i commercianti si attendono soluzione dal centrodestra per uscire dalla crisi». Quindi, gli esercenti «si fidano ancora del centrodestra». Simile la valutazione del ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia, colpito dalla relazione nella parte in cui «spinge verso una nuova, forte assunzione di responsabilità da parte di tutti». Controcorrente Alfredo Biondi, esponente di Forza Italia e vicepresidente della Camera: «Una requisitoria priva di autocritica ed infarcita di luoghi comuni».
Commenti cauti dallautorevole parterre del Palazzo dei congressi. Il governatore della Banca dItalia Antonio Fazio ha detto che la relazione è stata «vivace». Nessun accenno a quel richiamo orgoglioso di Billè al valore delle imprese «nane» che Fazio cita spesso come un limite della nostra economia. La provocazione sugli incentivi alle imprese (abolirli a puntare tutto sulle infrastrutture) è stata invece raccolta da Ettore Artioli, vicepresidente di Confindustria che - presentando il progetto Digital sud - ha replicato: «Oltre alle infrastrutture ci sono riforme che chiediamo da tempo, come quella del diritto fallimentare e del risparmio. Non costano, ma producono». Toni diversi dai sindacati.
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