E la sinistra insegue ancora il miraggio del «ribaltone»

RomaStavolta Silvio Berlusconi gioca d’anticipo. E manda un segnale chiaro. Agli italiani, affinché sappiano decifrare e fare la tara sulle «continue calunnie» che saltano fuori, in maniera ciclica, su quotidiani e telegiornali. E a chi trama nell’ombra per segargli in maniera «non democratica» la poltrona, nella speranza di «mettere un altro» al suo posto, senza il timbro del consenso elettorale. Sulla scia, tanto per capirci, di quanto già avvenuto nel ’98 - si ricorda tra i suoi - con il primo governo guidato da Massimo D’Alema, andato a Palazzo Chigi dopo il «benservito» a Romano Prodi.
Ma da Santa Margherita Ligure il segnale che lancia è indirizzato pure a chi spera in nuove intromissioni giudiziarie. Secondo continue voci incontrollate, infatti, il Cavaliere potrebbe ricevere chissà quale nuovo «avviso», perché no, a ridosso del G8 d’inizio luglio (vedi il caso eclatante di Napoli nel ’94, durante la presidenza italiana del G7). E a chi, nella maggioranza, potrebbe impaurirsi e non resistere al richiamo delle sirene che si aggirano suadenti nel Palazzo.
Insomma, il Cavaliere non parla a caso di «progetto eversivo», mettendo nel conto la reazione stizzita dell’opposizione. E mette in fila, una dietro l’altra, le armi usate contro di lui (veline, Noemi, caso Mills, voli di Stato). «C’è poco da dire, tutto combacia», spiega un esponente azzurro di lungo corso. Convinto, come tanti altri in contatto nelle ultime ore con il premier, che l’intervista di Antonello Zappadu al Times - in cui il fotografo assicura di aver realizzato migliaia di scatti, che in parte potrebbero presto venire pubblicati all’estero - così come lo scenario di «governissimo» che avrebbe ipotizzato (guarda caso) D’Alema, «sono combinazioni troppo puntuali per poterle declassare a casualità». E poi, evidenzia dal canto suo Osvaldo Napoli, le affermazioni del fotografo sono la «conferma dell’assoluta veridicità della denuncia del premier contro tentativi di eversione».
Intanto, si confabula sui futuri scenari. Ma l’ipotesi che sia proprio Giulio Tremonti a guidare un eventuale esecutivo d’unità nazionale, con l’appoggio del Pd - opzione pare gradita all’ex presidente dei Ds - tra gli ex di Forza Italia suscita ilarità, nella quasi totalità dei casi. Qualcuno, però, rigorosamente sottovoce, la mette così: «Governissimo? Be’, la lotta sarebbe a due. Tremonti da una parte, Mario Draghi dall’altra. Non ci sono dubbi». E chi dispensa certezze invita a rileggere, a freddo, le recenti «scaramucce» tra il ministro dell’Economia e il governatore della Banca d’Italia. Dal ruolo di vigilanza sul credito da erogare alle aziende alla mancata previsione della crisi economica che si è abbattuta negli ultimi mesi. Senza dimenticare la stroncatura del presidente del Consiglio, avvenuta in piena campagna elettorale, dell’allarme sulla mancata copertura degli ammortizzatori sociali per un milione e seicentomila lavoratori.
Ma al di là di ciò che un paio di parlamentari definiscono «fantapolitica», tornando «a bomba», Daniele Capezzone avverte: siamo dinanzi a «manovre opache», portate avanti da «gruppi di interesse», dentro e fuori confine, che «si muovono seguendo la tattica usata in guerriglia». Tanto che, quella che sta per arrivare sarà «una lunga estate», in cui le foto «verranno centellinate», per diluire così il loro effetto.

La parola d’ordine, in casa Pdl (sponda azzurra), è piuttosto chiara: non sottovalutare la questione, pronti a ribattere alle accuse. Detto questo, «speriamo che non accada ciò che teme Berlusconi», è il commento di Mariastella Gelmini, convinta però che «qualche motivo di preoccupazione» esiste davvero.

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