E la stampa progressista scaricò l’immigrato

da Padova

L'ultima perla campeggia sulla prima pagina di mercoledì 26. «Troppi neri, via le panchine», è il titolo di apertura del giornale. L'avesse pubblicato la «Padania», sarebbe scoppiato uno scandalo: razzisti, beceri, fanatici. Invece il quotidiano che ha messo in copertina quel «Troppi neri» è il «Mattino di Padova», gruppo Espresso-Repubblica, politicamente assai corretto ma piuttosto incline a spararle grosse. Nel caso in questione, poi, quel titolo oltre che sguaiato è pure falso: le panchine in questione non ci sono, dunque non possono essere tolte. Semplicemente, il sindaco diessino Flavio Zanonato ha ascoltato gli abitanti di piazza De Gasperi (unico quartiere di Padova amministrato dal centrodestra), stanchi di vivere in mezzo agli spacciatori di droga, e nel progetto di riqualificazione non inserirà «possibilità di seduta».
Per farla completa, il giornale dedica alla non-notizia due paginate interne, presentando il non-provvedimento come «una scelta che ricorda lo sceriffo Gentilini» mentre un editoriale censura la «scorciatoia conservatrice». Il sindaco, che è di sinistra come l'editore del «Mattino» ma non sopporta gli accostamenti a Gentilini, è andato in bestia. Tempo fa lo stesso «Mattino» scrisse che Zanonato aveva eliminato le panchine da un'altra zona, via Manzoni, per togliere di mezzo gli extracomunitari: invece le panche erano in manutenzione. I lettori si sono fatti due risate e davanti a uno spriz hanno giocato a ricostruire le ultime montature del loro giornale.
Un gioco divertente. Il fianco scoperto è quello degli extracomunitari. Il 31 agosto a tutta pagina si annuncia: «Troppi immigrati, sexy shop costretto a chiudere». Spiegava il titolare. «Impaurivano i clienti». Che in quel negozio richiedono una tranquillità tutta particolare.
Il 23 settembre scorso un altro titolo di prima pagina tuona: «Chiesa occupata dall'ultradestra». Accidenti, Forza Nuova come i clandestini che si installarono per giorni nel duomo di Treviso. Ma la realtà dei fatti è meno clamorosa: una trentina di attivisti avevano manifestato sul sagrato di una parrocchia di periferia. Il 20 è stato sbattuto in copertina un dottore: «Medico violenta la paziente anoressica». Ma l'articolo era pieno di «forse» e «avrebbe», perché la notizia era il rinvio a giudizio del camice bianco. Il 2 settembre Abano Terme era piombata nel panico: «Distretto Usl davanti all'obitorio, bimbi sotto choc», strillava un titolo a tutte colonne. Il sommario spiegava: «Vedono i cortei funebri dalle sale d'attesa degli ambulatori dell'edificio che ormai cade a pezzi». Morte, degrado, paura. Uno choc nello choc. Corri all'articolo e leggi di una mamma (una) che racconta: «Mia figlia si è messa a giocare facendo finta di seppellire una bambolina dentro una scatola perché aveva visto passare un corteo funebre. Le ho spiegato alcune cose e il fatto è finito lì».
L'abitudine alle forzature è un classico dei giornali, e il quotidiano di Padova vi rinuncia con grande difficoltà. Il rincaro autunnale dei prezzi diventa la «stangata sui listini dei bar» che vendono caffè e bibite «a peso d'oro».

Una manifestazione con la Gregoraci, Ela Weber e Amanda Lear conquista il titolo «Stellone nel cielo di Abano». E non parliamo di don Sante Sgubbi, il parroco innamorato. Lui nega di avere figli, ma il «Mattino» gli ha incollato addosso l'appellativo di «prete-papà». Il battezzatore ribattezzato.

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