E gli studenti fischiano il fratello del Prof

Franco Prodi contestato a una conferenza sull’ambiente non risponde alle domande: «Avete sbagliato persona...»

Cinzia Romani

da Roma

«Morta-della!», «Morta-della!», «Morta-della!», scandiscono ridacchiando i liceali, inzeppati a forza dai loro insegnanti di Scienze in quella bomboniera che è il Teatro Argentina.
Non sono neanche le dieci del mattino, nebbia e smog stentano a diradarsi, ma già ribolle, neanche fosse la pallosissima ultima ora, una gran voglia di sfottere il relatore. È di un fratello di Prodi che si tratta, il fisico dell’atmosfera Franco, ieri di scena sul palco del più prestigioso teatro romano, solitamente tempio della prosa eccellente e, per un lunedì mattina, giorno di chiusura, cornice di un episodio più eloquente di tanti sondaggi. Magari è perché, in casa, ormai le famiglie parlano prevalentemente di quanto sia duro mandar giù la Finanziaria prodiana, punitiva più di tre compiti in classe nello stesso giorno, fatto sta che pernacchi e motteggi, da parte degli studenti, non sono mancati all’appello.
La conferenza del Prodi minore, ora alla ribalta capitolina, ma poco gettonato fino a che il fratello Romano non è diventato premier, avrebbe potuto svolgersi sonnacchiosamente, dato il tema ecumenico: «Il clima e l’uomo». «Qui si parla di scienza: se a voi la cosa non piace, potete accomodarvi fuori», ha detto a un certo punto il fisico, irritato dal rumoreggiare delle scolaresche, ma ancor più da quell’epiteto salumesco, certo dedicato al consanguineo.
Ma i giovani sono crudeli, è risaputo, figurarsi quelli romani, usi a feroci prese in giro, e quello strascicare di «sc» alla bolognese, a proposito di scienza e scoperte scientifiche, li ha invitati a nozze. Sicché i fischi («a casa!» «a casa!») e le allusioni alla politica di Romano non son mancati di certo, sebbene il povero professor Franco, specialista in cirri e in cumuli sostenga argomenti convincenti. Tipo: la responsabilità dell’uomo, in materia di cambiamento climatico negativo, è limitata.

Ma allora, a fronte di tanta ragionevolezza, perché mai rifiutarsi di rispondere alla studentessa che, a un certo punto, aveva chiesto, santa ingenuità, se il governo potesse far qualcosa per ristabilire l’equilibrio dell’atmosfera? «Ha sbagliato fratello!», celiava, un po’ sul serio e un po’ no, il docente imbarazzato, spedito a tenere banco e a diffondere cultura tra i giovani dal Cnr e dall’Isac (Istituto scientifico ambiente e clima), istituzioni notoriamente statali.

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