Politica

E sui Pacs ministri laici e cattolici si scontrano all’arma bianca

È durato un’ora e mezzo il litigio tra Bonino e Pollastrini da una parte, Bindi, Fioroni, Rutelli e Mastella dall’altra. Alla fine il premier ha sospeso la riunione

Laura Cesaretti

da Roma
Tfr e fondi pensione. Immigrazione e coppie di fatto. Mose e opere pubbliche. Si è litigato e ci si è divisi praticamente su tutti i punti all’ordine del giorno, nel Consiglio dei ministri di ieri: «Un record da Guinness dei primati persino per noi dell’Unione», ironizza uno dei partecipanti. Tanto che a sera Rifondazione era costretta a diffondere comunicati ufficiali per smentire che fosse alle viste una crisi di governo.
E meno male che la sera prima Prodi aveva convocato un summit dell’esecutivo a Palazzo Chigi, per cercare di frenare il caos e serrare le file della maggioranza. Poche ore dopo, invece, nel Consiglio dei ministri riesplode la bagarre. Con il ministro della Solidarietà sociale Ferrero, Prc, che vota contro il decreto presentato dal titolare del Lavoro Damiano, Ds, sul Tfr e i fondi pensione. E che poi rivota contro la relazione per dar via libera al Mose presentata da Di Pietro. Al suo no si sommano quelli del Verde Pecoraro Scanio e del ds Mussi, mentre Damiano e Bianchi (Pdci) si astengono.
Clima pessimo, raccontano i partecipanti. Rifondazione è in allarme: «Abbiamo voluto dare un segnale, perché il decreto sul Tfr è un precedente gravissimo: il governo lo ha presentato a sorpresa, senza avvertirci né concordarlo con noi», si spiega. Un problema di «metodo», ma anche di «merito», visto che «con questa misura si conferma di fatto la riforma Maroni, cui il centrosinistra era contrario, e si viola il programma dell’Unione, che parlava di un fondo pensione pubblico gestito dall’Inps». E il Prc sospetta che dietro questa accelerazione improvvisa sul Tfr ci siano «le pressioni di Rutelli sulla “fase due” e il piano di liberalizzazioni», e dunque il tentativo dell’Ulivo di riassestare «a destra» l’asse programmatico del governo. Tentativo che «va stoppato».
Ad alimentare il malumore di Ferrero ci si è messo pure Amato, che ha rinviato il ddl per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati vittime di sfruttamento. «È una misura che crea contrasti con i ministri dell’Interno Ue», ha spiegato il titolare del Viminale. «Vuoi dire che il nostro governo sposa le posizioni di un uomo di destra come Sarkozy?», ha ribattuto Ferrero.
Se non bastasse, ministri cattolici e ministri laici si sono azzannati a lungo sul recepimento di una direttiva Ue che, è il grido d’allarme dei papisti dell’Unione, rischia di aprire le porte del nostro Paese alle coppie in odor di peccato. Da una parte della barricata Bindi (Famiglia) e Fioroni (Scuola), spalleggiati da Rutelli e Mastella. Dall’altra Emma Bonino (Politiche comunitarie) e Barbara Pollastrini (Pari opportunità), fiancheggiate da D’Alema e da Padoa-Schioppa. La direttiva prevede il diritto di soggiorno nei Paesi Ue dei cittadini europei e dei loro «familiari», compresi i conviventi riconosciuti dal Paese di provenienza. Quindi, gemevano Bindi e Fioroni, persino una pericolosissima coppia gay, regolarmente sposata in Olanda, potrebbe venire a stabilirsi nel nostro morigerato Paese. Si aprirebbe la strada, ha denunciato Rutelli, a un «riconoscimento surrettizio» delle unioni di fatto.
Dopo un’ora e mezzo di scontro all’arma bianca Prodi, non sapendo che pesci prendere, ha sospeso la riunione. Amato ha lavorato a una mediazione: la direttiva va recepita, ma verrà presentata al Parlamento accompagnata da una «lettera» del governo, nella quale si precisa che la normativa italiana non riconosce unioni peccaminose. Per ora si è messa una pezza, ma è stata una nuova dimostrazione di come il conflitto laici-cattolici sia una delle mine vaganti nell’Unione. Come testimonia anche lo scontro che contemporaneamente andava in scena al vertice di maggioranza alla Camera: la Rosa nel Pugno ha chiesto di portare al voto dell’aula l’emendamento alla Finanziaria, firmato da Turco e Villetti, che reintroduce l’Ici per i beni immobiliari della chiesa destinati ad uso commerciale. Misura che farebbe riaffluire nelle casse dello Stato almeno una parte dei massicci contributi fiscali finora condonati al Vaticano.
I cattolici, Udeur in testa, sono insorti. Ma anche il resto dell’Unione, inclusi ds e Rifondazione, ha fatto ostruzionismo per timore di indispettire i vescovi. Radicali e Sdi però insistono: «Manterremo l’emendamento, è una misura di buon governo», dice Turco.

E Lanfranco Turci chiede ironico: «Ma anche il cardinal Ruini fa parte dell’Unione?».

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