E torna anche Charlotte, la figlia di «Je t’aime»

PRECEDENTI Nel 2000 collaborò con Madonna nel cd Music: successo di vendite e di critica

MilanoE già, così si fa: seguire il proprio istinto. Pochi mesi fa, Charlotte Gainsbourg ha preso il premio come miglior attrice a Cannes. Grande parte, film controverso già dal titolo: Antichrist di Lars Von Trier. Adesso è pronta a pubblicare un nuovo cd, che arriva tre anni dopo quel 5:55 che ha venduto mezzo milione di copie del mondo, un vero lusso per prodotti così di nicchia. Dunque da oggi il singolo IRM sarà scaricabile dal sito www.charlottegainsbourg.com, così, tanto per annunciare che il disco tutto intero, che casualmente avrà lo stesso titolo, uscirà all’inizio di gennaio. Sarà un piccolo evento per chi segue questa attrice e cantante e insomma artista che è riuscita a spogliarsi dall’ingombrante eredità che tutti si possono immaginare: è la figlia di Serge Gainsbourg, uno dei massimi poeti e cantanti francesi, e di Jane Birkin, che di massimo ha avuto il fascino e la capacità di colorare il costume di un’epoca. Nel 1969 loro due cantarono la canzone delle canzoni, Je t'aime... moi non plus, autentico inno che sublimò l’erotismo quando appena accennava a entrare così ingombrante nella canzone d’autore. Gainsbourg lo compose e lo cantò l’anno prima con Brigitte Bardot, perché allora era la sua compagna e tutto il mondo li guardava, o li sognava, dal buco della serratura. Poi si lasciarono, lei vietò la diffusione della registrazione ed ecco Jane Birkin, sensualissima.
Charlotte nacque due anni dopo e da bambina visse il disfacimento della coppia, crebbe in fretta ma non le fu concessa l’adolescenza: nel 1984, a tredici anni, era già sul set del film Paroles et musique e, per non farsi mancar nulla, duettò con il papà in un brano, Lemon incest, che diventò un caso sul quale i giornali andarono a nozze: padre celebre e figlia minorenne che cantano d’incesto, figurarsi. Un paio d’anni lei dopo arrivò sul podio dei Premi César, praticamente gli Oscar francesi, come «miglior promessa» in L’effrontée - Sarà perché ti amo. E via così. Con tante pause, però. Qualche volta sorprese tutti, come quando cantò con la mamma, ormai separatissima, un brano composto dal padre, Di doo dah, anno 1994. Oppure quando a sangue freddo collaborò con Madonna in What it feels like for a girl dall’album Music (tra l’altro splendido). Ma in qualche caso, come nella collaborazione con i Telephone, meglio lasciar perdere. In ogni caso lei, con quella vocina sensuale e notturna, molto acuta eppure ombrosa e per nulla rassicurante, è diventata un cult per la critica di mezzo mondo. Lo dimostra anche la sua nuova collaborazione. Con Beck, già.

In pratica con il cocco di chi ama il rock alternativo degli anni Novanta, l’eroe di quel pop junk nel quale può finire qualsiasi cosa purché sia ironica e post qualcosa, post moderna o persino post punk. L’eroe e l’eroina, hanno duettato nel primo singolo ufficiale dell’album IRM, che si intitola Heaven can wait, il paradiso può attendere. E, detto da loro due, più che una minaccia, è una promessa.

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