Fabrizio de Feo
da Roma
Walter Veltroni lancia lallarme. E invita i «politici di buona volontà» dei due schieramenti a convocare una costituente per riscrivere le regole e procedere a una «svolta radicale». Una entrata a freddo sul terreno del dibattito politico che, inevitabilmente, riaccende il dibattito sulle larghe intese e riapre le schermaglie tra i fautori della collaborazione istituzionale e quelli del muro contro muro.
«Il circuito-politico istituzionale ormai rischia una crisi davvero grande. Lancio un appello ai due schieramenti» dice il sindaco di Roma in una intervista a Repubblica. «È urgente una svolta radicale, una riscrittura condivisa delle regole del gioco. Si può fare o per via costituzionale, con una Commissione costituente, o per via ordinaria, con il lavoro delle Commissioni parlamentari che approvano una nuova legge elettorale sul modello dei sindaci. I poli sono obbligati a farlo, pena la crisi dellintero sistema. Da pochi senatori dipende il destino della legislatura. Chi governa deve avere i poteri per farlo».
Laffondo è partito. E in mattinata la prima replica arriva dal coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi che chiede, innanzitutto, un governo istituzionale. «Veltroni vola alto ma talmente alto che non vede le macerie sollevate dalla crisi dellattuale governo e linsostenibilità dellattuale quadro politico. Perciò una Costituente e una nuova legge elettorale potrebbero scaturire solo dalla formazione di un governo istituzionale in grado di far uscire lItalia dallattuale pericoloso marasma». Adolfo Urso, di An, è ancora più diretto nella sua analisi: «Tutte le persone di buon senso sanno che con la proposta Veltroni, che apprezziamo, salterebbe subito il governo Prodi, anche per i diktat posti da Bertinotti». Per lUdc, invece, è il portavoce Michele Vietti a commentare, intestando al suo partito la primogenitura dellidea. «Anche esponenti della maggioranza riconoscono ormai la necessità di un patto tra le forze politiche più responsabili e riformiste. LUdc che con Casini ha fatto per prima questa diagnosi chiede che questo ragionamento si spinga fino allunico sbocco concreto: il governo delle larghe intese». Temporeggia, invece, Marco Follini, che non crede che la nuova fase «si possa aprire mantenendo i due blocchi così come sono». NellUnione la proposta viene accolta in maniera freddina. Cè chi come il capogruppo della Rosa nel Pugno, Roberto Villetti teme che lidea veltroniana possa generare «nuove fratture» nella coalizione.
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