Roma - Pochi giorni fa la sinistra si chiedeva se fosse il caso di avere un «candidato con l’orecchino». Tradotto, se fosse strategicamente giusto proporre un gay che ostenta la sua scelta come presidente del consiglio di un Paese che è sicuramente laico, ma queste cose non le manda giù tanto facilmente. Lui aveva risposto dicendo che all’orecchino non vuole proprio rinunciare, per non parlare della candidatura, anche se per il momento è solo quella alle primarie.
Per non fare impigrire troppo la macchina delle polemiche ieri il governatore della Puglia ha deciso di rilanciare e costringere gli opinionisti di centrosinistra a chiedersi se uno dei candidati più probabili dello schieramento che va dalla Federazione della sinistra ai cattolici del Pd, possa sfidare tutte le convenzioni e conciliare quello che, almeno ufficialmente, è inconciliabile: crocifisso e adozioni da parte di coppie gay. «Non esco mai senza questo», ha detto a un giornalista del settimanale Chi, tirando fuori dalla tasca un rosario di legno scuro. «Manco Casini...», ha aggiunto tanto per dare fastidio a chi nel Pd propone l’alleanza con i centristi, escludendo le ali estreme. Alla luce del sole la convivenza del leader di Sinistra e libertà con il compagno: «È canadese. Viviamo a Terlizzi (Bari, ndr) da anni. Siamo una coppia tranquilla, morigerata. Ci piace ricevere gli amici a cena». E fin qui niente di nuovo né di strano.
Il sale sulle ferite del centrosinistra arriva con la domanda: che cosa le manca? «Mi manca un figlio. Ma è un argomento intimo. Non nascondo, però, che scapperei subito ad adottare un piccolo abbandonato in Kosovo». Non significa che nel suo programma elettorale metterà il via libera alle adozioni da parte delle coppie gay, ma la mina è piazzata. E, per quanto intima e privata, è di quelle grosse, visto che la coalizione di cui fa parte Vendola si divide su questioni molto meno rilevanti. D’altro canto lo ha spiegato più volte e lo ha ribadito anche ieri. Il suo programma consiste nel «ribaltare il berlusconismo». Ed è facile capire che Vendola intende riproporre al contrario, non solo il programma del centrodestra, ma il senso comune dell’italiano medio. Non è solo la divisione tra «realisti e sognatori», proposta da Eugenio Scalfari giorni fa, insomma.
Che si tratti di una bordata contro i potenziali candidati-concorrenti si capisce dal tono usato ieri dal governatore della Puglia contro gli altri leader della sinistra. Piero Fassino, Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani sono «anime morte». Sbagliato «mettere in pista leader di vent’anni fa. L’Italia è un altro Paese. Ci vuole un’alternativa realistica al berlusconismo, non amministratori di condominio». Quindi via libera alle primarie, unico «elemento di igiene politica».
Infuriato il Pd, che ha parlato per bocca di Oriano Giovanelli. «Chi pensa solo alle sue ambizioni personali perde il senso della misura. Con le sue dichiarazioni, il presidente Vendola sembra, nel momento di maggior crisi del berlusconismo degli ultimi anni, più occupato a criticare il Partito democratico che a dare una mano alla costruzione dell’alternativa ad una destra che sta portando il Paese al declino». Ma forse è solo un po’ di revival anni Settanta. «La Fabbrica di Nichi», macchina da guerra elettorale di Vendola, domani chiama a raccolta i suoi a Roma con per i «Comizi d’Amore: parole e racconti dell’Italia migliore». Parole d’ordine quasi da figli dei fiori... Fantasia al potere, insomma, e nessun limite.
Nemmeno economico, se è vero che Vendola si è scagliato con forza contro i «vincoli di bilancio» imposti tanto dall’Europa quanto dal governo con il «patto di stabilità interno». Perché alla fine il problema è tutto lì. Anche la fantasia al potere ha un costo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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