E Vespa riparte con un giallo: in forse la presenza del Cav

RomaCi sarà? Non ci sarà? «Di norma, dal 1996 ad oggi, tutti i presidenti del Consiglio hanno accettato d’inaugurare le nuove stagioni di Porta a porta - si stringe nelle spalle Bruno Vespa - e lo stesso Berlusconi l’ha fatto; come Prodi, Dini, Amato, D’Alema. L’invito gli è dunque già stato inoltrato. Ma, a tutt’oggi, non abbiamo ancora ricevuto conferma». Ma che la conferma arrivi o meno («In caso negativo, l’apertura del programma sarà comunque di natura politica») per la quindicesima stagione consecutiva, da martedì 14 in seconda serata su Raiuno (per quattro puntate settimanali: al lunedì, martedì, mercoledì e giovedì) riparte quello che il direttore di rete, Mauro Mazza, definisce «l’approfondimento giornalistico principe. Non solo della Rai; ma di tutte le emittenti tv».
Principe per alcuni; controverso per altri. Perché a quanti piace, in realtà, Porta a Porta? «Al 73 per cento della popolazione maggiorenne» replica, pronto, Renato Mannheimer. Numeri che riguardano i telespettatori abituali e fedeli? «No: perché fra quelli il gradimento sale ancora di più, fino al 98 per cento. Fra i potenziali, invece - ovvero fra coloro che dichiarano di vederlo solo quando capita - si arriva all’85». Tutte cifre che Bruno Vespa segue apparentemente impassibile. Solo un malcelato sorrisetto ne tradisce il compiacimento.
I numeri snocciolati dal suo sondaggista, infatti, una volta tanto riguardano proprio lui. «Che in un voto da 1 a 10 - riassume (non meno entusiasta) Mannheimer - ne ottiene 8,1».
E non basta: di Porta a Porta parrebbe piacere proprio tutto: argomenti trattati (voto 7,7), scelta degli ospiti (7,7), numero di puntate (7,2), loro durata (7,0). Perfino il campanello che annuncia l’ospite di turno (6,9) e addirittura il fatto che il pubblico non possa applaudire. «Ma questo dipende solo da una precisa direttiva Rai, secondo cui il pubblico in studio non deve influenzare il dibattito - precisa Vespa (che, evidentemente, lo preferirebbe plaudente) - io sono un aziendalista ligio alle regole. Però, dal momento che in molte trasmissioni analoghe alla nostra il pubblico è chiaramente schierato, e poiché perfino la pazienza degli aziendalisti ha un limite, se la regola non verrà rispettata da tutti anche il nostro pubblico avrà facoltà di applauso».
Quanto ai suoi concorrenti, poiché i numeri lo decretano vincitore su tutti (nelle puntate in sovrapposizione con Matrix, ad esempio, Porta a porta ha un vantaggio di 5 punti per cento di share, nonché 450mila spettatori in più), Vespa accenna solo a Mentana e Chiambretti. «Quello di Mentana su La7 è un tiggì ben fatto, intelligente, con una scelta molto efficace delle notizie da dare. Ma né il Tg1 né il Tg5 potrebbero emularlo, poiché hanno un ruolo d’informazione più completa».
E Chiambretti? «Non riesco a considerarlo un mio competitor.

Chiambretti night non fa vera informazione, ma spettacolo. E poi gode d’un budget tale da far impallidire perfino quello di Matrix. E Matrix, rispetto a Porta a porta, ha uno studio più grande, più telecamere e il doppio del pubblico».

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