E per il vestire moderno c'è sempre l'eterna giacca

E per il vestire moderno c'è sempre l'eterna giacca

Funzionalità, eleganza, praticità, naturalezza: il vestire maschile di ieri oggi e domani non ha altri dettami. Viaggiamo e ci spostiamo in macchina, in motorino, in bicicletta, in aereo, in treno e siamo tutti contemporaneamente uomini «metropolitani» e «uomini liberi» senza conoscere bene quale sia la distinzione tra le due definizioni. Forse «formale» e «sbracato»? Può essere, con molte contraddizioni. L'abbigliamento maschile oggi è sospeso tra funzione ed eleganza. Dunque, dove si trova un capo maschile che offre contemporaneamente due belle tasche esterne e un taschino, due tasche interne, un indumento-valigia dove mettere portafoglio, assegni (anche se il conto è in rosso fanno sempre figura e danno un apparente senso di completezza), carte di credito (idem), telefonino, carta d'identità, patente, tessera, della palestra e del club, chiavi, agendina di lavoro, ecc., tutto dentro un capo comodo e rassicurante, generosamente capace e oltretutto anche elegante? Evviva!, questo prodigioso indumento esiste da sempre nel guardaroba maschile, dall'ottocento in giù, e si chiama giacca. La giacca è la seconda pelle dell'uomo, anzi la prima, perché senza giacca, soprattutto in città, l'uomo non è né elegante, né pratico. C'è anche chi la giacca la sostituisce, per portare i vari oggetti, con il borsello, ma noi qui parliamo di uomini ben vestiti, non di rappresentanti di pelletteria in visita di lavoro. Come indumento, qualcuno sostituisce la giacca con una maglia, oppure con un giubbotto o con una giacca a vento, trasformandosi in pilota da seconda guerra mondiale, o da guida alpina dolomitica o da turista tedesco in arrivo a Gabicce Mare. Questo comunque senza sapere bene dove mettere tutte le cose che dobbiamo sempre avere con noi. Morale non modaiola ma eterna: evviva la giacca!
Che, come ci confermerà la prossima moda invernale da Firenze a Milano, è sempre più leggera, pratica, ingualcibile, in look classico o sportivo, ma salda protagonista del guardaroba maschile. La sua rivoluzione, chiamata dagli esperti destrutturazione, fu la rivelazione negli anni '70 del re dei nostri stilisti, re Giorgio, Giorgio Armani. Eliminata l'ingessatura degli interni, alleggerita nel peso, che la rendeva più corazza che indumento quotidiano, la nuova giacca entusiasmò e arrivò a conquistare anche la donna. Poi la moda, senza mai abbandonarla, seguì i suoi corsi e ricorsi stilistici. Spalle strette, spalle larghe, revers larghi, revers stretti, tre bottoni (la nostra preferita sempre), due bottoni, un bottone, doppio petto. Giusta, larga, sciancrata, corta o lunga, con spacco, con spacchi, senza spacchi ma sempre giacca. Elogiamo dunque vivamente, cari uomini, questo insostituibile indumento che l'uomo ha il vantaggio di poter indossare sempre, col caldo e col freddo, indossata o buttata sui sedili dietro, o appoggiata cavallerescamente sulle spalle della gentile signora infreddolita dal vento della sera, leggera o pesante, unita o fantasia, lana o lino o cotone.
Esiste qualche pericolo nella scelta? Certo. Evitare ad esempio in città macroquadrettature Madras da caccia alla vedova di Miami, colori sfacciati su visi scoloriti, eccessive sciancrature da femminiello, cortezze e strettezze ridicole e soprattutto fastidio nel portarla. Perché se la giacca proprio non ci va, se ci impegna troppo, allora meglio non metterla. Pazienza.

Meglio un improbabile aviatore disinvolto nel suo giubbotto che un aspirante Rodolfo Valentino in evidente lotta con i suoi revers e capace di svilire anche la più splendida delle giacche realizzata per un uomo che non deve chiedere mai «come mi vesto»?

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