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E il Voltaire d’Egitto finisce nel mirino degli integralisti

Il Voltaire egiziano si chiama Sayyed al Qimni. E ora rischia la vita. Minacciato di morte e citato in giudizio, l’intellettuale vive isolato nella sua casa, sotto scorta. Laico convinto, Al Qimni è nel mirino dell’estremismo islamico, da quando è stato insignito di un Premio dello Stato, a giugno. In Egitto, dove l’islam è religione di Stato, molti ritengono la laicità un’eresia, sinonimo di ateismo e di costumi dissoluti. La stessa decisione del ministero della Cultura di assegnare il prestigioso Premio per le scienze sociali a colui che sostiene la necessità di tenere distinti Stato e religione ha scatenato la rabbia di numerosi islamici. Il premio ha puntato di nuovo i riflettori su Qimni, 62 anni, riaccendendo una vecchia polemica sui suoi scritti di carattere sociale sulla fede musulmana. Migliaia di imam lo hanno dichiarato un apostata, decretando di fatto la sua condanna a morte. Youssef al Badri, uno sceicco noto per i suoi attacchi agli intellettuali, ha giurato che intende fargli ritirare il premio, associandosi poi a un gruppo di 20 avvocati che accusano lo studioso di aver falsificato il suo diploma di dottorato. Senza dimenticare le minacce di morte che gli arrivato regolarmente al suo indirizzo di posta elettronica: «Al cane Sayyed al Qimni. Giuro su Dio che se la incrocio lungo il mio cammino, verserò il suo sangue».

Il timore è che possa fare la fine di Farag Foda, l’intellettuale egiziano che criticava il fondamentalismo, assassinato nel 1992.

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