Cronaca locale

Eccellenze meneghine, ecco le «mani» d’oro

La Camera di commercio premia nove botteghe storiche

La bottega, la sartoria, il laboratorio, angoli nascosti di una Milano che sembra perduta e che invece è solo dimenticata. La varietà di eccellenze che la rendono una delle città più famose al mondo si misura anche con gli artigiani, circa 30mila piccole imprese che sanno creare di tutto. Le parole d’ordine per quelle che solitamente vengono definite arti minori sono qualità, inventiva, passione e, soprattutto, lavoro manuale. Le mani, il mestiere e il suo maestro, i materiali, danno il valore dell’eccellenza. Per questo la Camera di commercio e il Comune hanno voluto premiare i maestri milanesi. «Non solo un riconoscimento, ma un segnale per noi stessi e per tutti quelli impegnati nel mantenere Milano in posizione di avanguardia mondiale», dice l’assessore Tiziana Maiolo che ieri in Triennale ha consegnato il premio Maestro 2007.
Per l’occasione la sala d’ingresso del palazzo del design fa da cornice ai ritratti fotografici dei protagonisti immortalati da Massimo Prizzon, autore anche della monografia dei vincitori nelle diverse categorie. Ecco “I nove volti della qualità”, in mostra fino a domenica. Gli inaffondabili fratelli Stoppani di Peck, regno dei gourmet, che dalle loro lussuose cantine ricordano come «dal prosciutto di Praga - quando il boemo Francesco Peck arrivò nel 1883 in città per vendere specialità in salumi e carni affumicate - si è arrivati alla moderna enogastronomia». E poi il maestro del restauro dell’argento antico Vinicio Zacchetti, che dal vecchio laboratorio sui Navigli fa sopravvivere il sapore della lentezza e della qualità del lavoro fatto a mano. «Scompaiono i maestri e si è perduta la manualità artistica», sospira.
Già, perché a unire i vincitori è proprio il saper far bottega e il rispetto per il maestro. Così per Franco Prinzivalli, sarto siciliano che fece fortuna a Milano. Così per Raffaella Curiel, vincitrice del premio dell’anno «perché come la mamma Gigliola dalla quale ha imparato il mestiere ama definirsi per quello che effettivamente è: sarta». Così per lo studio stilistico di Luciano Grella per cui la moda deve andare oltre il tempo. Anche per Danilo Guffanti, l’uomo dalle mani d’oro, si tratta di una storia di famiglia, che lo ha portato a raffinare le tecniche di lavorazione dell’oro, come la fusione in osso di seppia, che «quasi più nessuno usa». Mani d’oro anche per Gabriele De Vecchi, artista, artigiano, designer e architetto che ha saputo creare oggetti in argento lucidato a specchio generatori di immagini che mutano a “velocità angolare”.
Un po’ fuori, sulla Paullese, troviamo Achille De Ponti che «dal campo ha creato una birra artigianale di alta qualità, il primo caso in Italia di un produttore che parte dalla materia prima per arrivare al prodotto finito».

E non manca l’artigiano della casa Ezio Terragni, famoso per aver inventato utili accessori per gli armadi, da cui nacque la Servettocose.
I nove volti della qualità
Triennale di Milano
fino al 16 dicembre

Commenti