Gli eccessi taciuti di quegli «Indigènes»

Il modesto Indigènes («Indigeni») di Rachid Bouchareb, con Samy Naceri e Jamel Debbouze (un anchilosato alla mano in prima linea?), amareggerebbe quel critico cinematografico di complemento di Alberto Moravia per povertà estetica e per negazionismo. Questo film francese - in concorso al Festival di Cannes - tace sulla questione degli stupri perpetrati in Italia dalle truppe maghrebine dell’esercito francese fra il 1944 e il 1945. Al Festival sarebbe stato dunque equo opporgli il film di de Sica, tratto proprio da La ciociara, non per l’Oscar del 1961, ma perché evocava le violenze sulle donne italiane. Tanto più che Bouchareb non fa autocritica, ma apologia, ricalcando Salvate il soldato Ryan.

Intento: cantare la convivenza franco-araba, quando il ricordo della strage gollista di Sétif (1945) torna in Francia e in Nord Africa. Indigènes esalta il contributo delle truppe coloniali indiscriminatamente, peggio, si nasconde dietro un dettaglio ipocrita: prima di invadere l’Italia, un ufficiale raccomanda di non stuprare, ma solo in Francia!

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