L'11 maggio 1945, trentotto prigionieri politici fascisti, cioè appartenenti alle disciolte formazioni della Repubblica Sociale Italiana, collaboratori dei nazi-fascisti, vennero uccisi in una località a breve distanza dall'abitato di Cadibona, lungo la strada statale che porta alla galleria di Altare. Essi appartenevano ad un gruppo di 52 persone, fra le quali 13 donne, detenute nelle carceri di Alessandria e poste in traduzione per Savona per essere giudicate dalla Corte di Assise Straordinaria. Erano scortate da cinque agenti di Pubblica Sicurezza ausiliari: tre sottufficiali e due guardie, tutti ex partigiani. Perché lo fecero? L'uccisione era stata una loro iniziativa autonoma o avevano ricevuto ordini durante il viaggio dai loro superiori della Questura di Savona? Avevano motivi personali, cioè avevano subito di persona torti dai prigionieri durante l'occupazione nazifascista e per questo si erano vendicati? Oppure erano soltanto motivi di lucro, molto più prosaici: li avevano uccisi per impossessarsi dei loro averi? Il libro di Antonio Martino, frutto di una ricerca attenta e puntuale, ha lo scopo di ricostruire i fatti e le motivazioni che portarono i membri della scorta a passare per le armi illegalmente i trentotto prigionieri politici, attraverso i documenti conservati negli Archivi di Stato.
Lautore, da sempre ricercatore genealogista per diletto, negli ultimi dici anni, si è occupato di storia locale per il periodo storico che va dalla seconda metà del 700 al secondo dopoguerra, sviluppando la ricerca presso archivi statali. comunali ed ecclesiastici, e le biblioteche. Socio della società savonese di Storia Patria, collaboratore dellistituto storico per la Resistenza e letà contemporanea della provincia di Savona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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