Ecco un’altra tassa sulla strada: 50 euro per l’addio al «targhino»

Che non sarebbe stato facile risparmiare qualche euro in questo 2012 lo sapevamo, ma la congiunzione astrale dello spread con ascendente bisestile sta generando esborsi oltre ogni aspettativa. Agli aumenti e alle tasse confezionati su misura, in particolare per chi usa veicoli a motore, si aggiungono spese dell'esercizio precedente. Ma che molti hanno preferito rimandare. A questa categoria appartiene l’esborso per adeguare ciclomotori e vetturette alle normative in vigore dal 2006.
Per i veicoli più vecchi l'operazione è partita a giugno dello scorso anno, ma il 13 partono le sanzioni. In sostanza, tutte le targhette esagonali contenenti cinque caratteri saranno fuorilegge, e dovranno essere rimpiazzate con quelle quadrate da sei caratteri. La differenza non è solo estetica, ma sostanziale. Se i vecchi contrassegni non erano legati a un veicolo, ma a una persona, i più attuali dispositivi di riconoscimento sono a tutti gli effetti targhe semplificate. Nel senso che manca solo la registrazione al PRA, ma la serie di numeri e lettere consente di risalire a modello, numero di telaio e proprietario di un veicolo di piccola cilindrata. In passato, fino agli anni Ottanta, i «cinquantini» si potevano guidare a 14 anni, senza targa e senza patente, poi è arrivata la targhetta. Chi ne possedeva una poteva utilizzarla su un numero indefinito di ciclomotori, di proprietà o di terzi, e in caso di vendita era il nuovo acquirente a doverne applicare una. Dal 2006 le regole sono cambiate, inizialmente con un doppio ordinamento. Si poteva avere ancora per qualche tempo il vecchio contrassegno, ma chi sceglieva la nuova via aveva l'opportunità di circolare con un passeggero a bordo. Una delle più ricorrenti infrazioni all'italiana era così di fatto cancellata. A patto che a guidare fosse un maggiorenne. L'ultima rivoluzione è datata 21 aprile 2011, quando è partita la messa al bando del contrassegno personale. Con quattro scadenze fissate tra il primo giugno e il 28 novembre è partita la campagna di aggiornamento, con la discriminante stabilita dal primo carattere della targhetta. L'ultima finestra, quella che si chiuderà il 12 febbraio, era dedicata ai 9 e alle A. Ad essere interessata dalla novità era una fetta sostanziosa dei quasi quattro milioni di ciclomotori del parco circolante. Il cambiamento, garantiscono, è stato dettato da ragioni di sicurezza, ma non è indolore. Le spese vive sono di circa 50 euro, con possibili variazioni da regione a regione che, come di consueto nel rispetto della semplificazione all'italiana, sono da dividere in tre versamenti su altrettanti bollettini postali. Poi si compila il modello TT2218, si allegano le ricevute dei pagamenti, le fotocopie della carta d'identità, del codice fiscale, della targhetta e del libretto di circolazione, e ci si arma di pazienza per consegnare il tutto. Se invece si sceglie la scorciatoia, affidandosi a un'agenzia specializzata, la spesa sale: da 100 a 120 euro.

E per chi preferisce far finta di niente? Fino al 12, in caso di controllo si ricorderà solo di affrettarsi. Dal giorno seguente scattano le sanzioni, da 389 a 1.559 euro. Niente male, magari per un vecchio Garelli del valore di 150 euro.

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