Ecco Amirante, scadrà già nel 2010

RomaHa di fronte un anno e 9 mesi da presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante. Quasi un record, visti i tempi di permanenza di tanti suoi predecessori. È stato infatti eletto il 23 novembre 2001 giudice costituzionale dalla Cassazione e ha giurato al Quirinale il 7 dicembre. Il suo mandato di nove anni scadrà, dunque, a fine 2010.
Alto magistrato napoletano, 75 anni, il trentatreesimo presidente della Consulta è stato eletto ieri con 13 voti a favore e 2 schede bianche dal collegio di nuovo al completo nei suoi 15 componenti, dopo la nomina pochi giorni fa di Paolo Grossi, da parte di Giorgio Napolitano. Dal 14 novembre 2008 Amirante era vicepresidente di Giovanni Maria Flick, mentre ora il numero due sarà il costituzionalista Ugo de Siervo.
Entrato in magistratura nel 1958 ha iniziato come pretore di Forlì, poi diversi anni alla sezione Fallimentare di Napoli, nel 1980 l’arrivo in Cassazione, al Massimario e poi membro fisso delle Sezioni Unite.
Nella sua prima conferenza-stampa Amirante premette che nel suo ruolo di primus inter pares (e lui preferisce mettere l’accento sul secondo termine), non può «esporre programmi, ma solo prendere impegni». Quello di «tutelare indipendenza e autonomia della Corte nel rispetto di tutte le altre istituzioni», innanzitutto. E la Corte, aggiunge, come massimo organo di garanzia, «non è immaginabile senza una libera stampa», così come viceversa. A chi cerca di strappargli un commento su ddl per le intercettazioni e limiti alla stampa, Amirante replica che sarebbe un’incauta «anticipazione di giudizio». Di intercettazioni (la norma sulla distruzione di quelle illegali) la Corte dovrà occuparsi e sarà una delle questioni più delicate sotto la sua presidenza. Si deciderà «molto rapidamente e senza ulteriori rinvii», assicura.

Quanto al lodo Alfano, Amirante dice che sarà messo in calendario «senza accelerazioni né ritardi» (le previsioni parlano dell’autunno). La prima decisione sarà sul segreto di Stato, per il caso Abu Omar, in programma per il 10 marzo. E poi ci sarà anche quella sull’aggravante per gli immigrati clandestini. Sempre, «con massima serenità e obiettività».

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