Ecco come arginare la «marea nera»

Sono le 9 di ieri. Un mattino come tanti. Soffia il vento di tramontana. Il mare è mosso. Splende il sole. «Mayday, mayday». A tre miglia da Punta Chiappa, al largo di Camogli, nello specchio acqueo antistante la riserva marina di Portofino, il comandante della Azahar lancia l'allarme. La nave cisterna, battente bandiera italiana, noleggiata da Shell, lunga 183 metri, 35mila tonnellate di stazza, che trasporta mille metri cubi di gasolio, ha avuto una collisione con una bettolina, la Santa Chiara, lunga 65 metri, battente bandiera italiana, noleggiata da Eni. A bordo dell'unità grande ci sono tre feriti. La nave non è in pericolo di affondamento, ma si è aperta una grossa falla. In pochi minuti esce il carico inquinante. I mille metri cubi di gasolio formano una grossa chiazza che sta per raggiungere spiagge e scogli della riserva marina.
Per fortuna è soltanto un'esercitazione. Una di quelle che annualmente i mezzi della Capitaneria di porto, insieme alle altre forze di polizia, carabinieri, vigili del fuoco, ma anche Castalia e Rimorchiatori Riuniti, realizzano a Genova. Un'operazione che serve per individuare i tempi di intervento in caso di catastrofi ambientali dopo il disastro della Haven di alcuni anni fa. I mezzi che hanno partecipato sono stati l'aereo Atr 42 e l'elicottero della Guardia costiera dall'alto, con le motovedette CP 276 e 288, 830, 864, 883, 2039, Cca 61 in mare, le motovedette di polizia e carabinieri, le navi antinquinamento Tito e Genua di Castalia e Rimorchiatori riuniti, che hanno steso in mare alcune centinaia di metri di «panne», cioè le barriere galleggianti antinquinamento.
I primi ad arrivare sotto bordo, sono stati i marinai della Capitaneria di porto di Santa Margherita alle 9,20 che hanno prelevato il primo dei feriti virtuali e lo hanno trasportato fino a Camogli. Sette minuti dopo sono arrivate le motovedette da Genova. Gli altri due feriti virtuali gravi sono rimasti a bordo in attesa dell'elicottero che è arrivato nel giro di mezz'ora. Evacuati i feriti dalla nave, si è proceduto ad attivare le operazioni antinquinamento. Nel frattempo l'aereo da ricognizione è arrivato su Portofino cominciando a monitorare lo spostamento della chiazza di gasolio. Alle 10,40 sono arrivati i mezzi della Castalia, il rosso Genua e il giallo Tito. Un tempo tutto sommato accettabile considerato la lentezza di navigazione dei mezzi che provenivano dal porto genovese insieme a un paio di piccoli gozzi che servono per stendere le panne. L'operazione ha richiesto almeno mezz'ora prima che in mare venisse calato il primo salsicciotto galleggiante. C'è voluta un'altra ora per stendere il resto.

Cento metri di panne che hanno contenuto la chiazza di gasolio in mare prima che arrivasse a toccare le meravigliose spiaggette del promontorio di Portofino. L'esercitazione è finita con l'applauso di tutti gli operatori.

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