Ecco il bipolarismo dei cinepanettoni

Difficile far schierare registi, politici e uomini di tv sulla coppia di attori scoppiata, ma qualcuno si sbilancia

Michele Anselmi

da Roma

Scusi, preferisce Boldi o De Sica? Pare facile. Il mondo dello spettacolo è piccolo, tutti conoscono tutti. In più la coppia scoppiata godeva di uno speciale effetto-simpatia resistente agli sfoghi e agli insulti reciproci che i due comici pure non si sono risparmiati. Alla prova dei fatti, dunque, pochi sono disposti a prendere posizione. Prendete Marco Giusti, teorico dello stracult. «Mi dichiaro trasversale. Anzi “cipollista” (da Enzo Salvi, detto “Er cipolla”, ndr). Boldi o De Sica? Non ha senso. Bisogna prima vedere i film. Olé, ad esempio, parte benissimo, poi tracolla. Chissà Natale a New York. Tanto io tifo per i minori, Salvi, appunto, e Paolino Ruffini. Mi sembrano più scattanti e moderni. Boldi e De Sica li vedo invecchiati. Buoni, ormai, per fare film seri». Oddìo, Boldi ci ha provato e non fu un successo. «È evidente che hanno trovato la loro fortuna lontano da me», scherza Pupi Avati, citando proprio Festival, dove Boldi era un comico in crisi, e Bordella, con un giovane e cicciottello De Sica. «Voglio bene a entrambi, sono amici. Diciamo che Massimo è imprevedibile e stravagante, richiede una scrittura più mirata. Mentre Christian è un attore ben inserito nella tradizione della commedia, classico e duttile».
Proviamo allora col perfido Roberto D'Agostino, magari dirà qualcosa di cattivo. Macché. «Mi piace Borat, detesto i film di Natale. Col tempo quei due li vedo come una coppia siamese, non li distingui più. Boldi era meglio come Cipollino, per De Sica scrissi dei testi all'epoca di Sotto le stelle. Non mi interessano». Sia pure obtorto collo, prende posizione Gianni Boncompagni. «Mah, scelgo De Sica. Se non altro per il cognome che porta. Mi pare più versatile dell'altro. Però scriva che i loro film li andrei a vedere solo sotto sentenza del pretore. Quindi mai».
Non sarà un'esagerazione? «A me invece piacciono, li trovo diversamente bravi», commenta Gianni Borgna, assessore alla cultura nella giunta Veltroni. «De Sica è eclettico, sa cantare e ballare, nel cinema come nel teatro. Boldi sfodera una sua cifra surreale, affinata nel corso di una lunga gavetta, mi pare fu anche batterista di Gino Paoli. I comici spesso ti sorprendono: ricorda Jerry Calà in Diario di un vizio di Ferreri? Magnifico». Venendo al sodo? «Posso dire che Christian è più intonato alla mia sensibilità. La classe non mente, ha una stoffa speciale. Però vedrò entrambi i film, lo giuro». Anche la deputata Daniela Santanchè vorrebbe non prendere partito sulla questione. «Sono amica di entrambi... Per questo li vorrei rivedere insieme. Mai dire mai. Ho un bambino di dieci anni che va matto per i loro». E però... «Forse Boldi me lo sento più vicino, per la parlata, per le situazioni, per quella sua milanesità». Invece Pietro Calabrese, direttore di Panorama, sente più affine De Sica. «Sarà perché è romano come me. Mi ci riconosco. Detto questo, mi iscrivo al partito della coppia, insieme sono splendidi. Che facciano pace».
Pare difficile che accada a stretto giro di posta. Lo ammette Piero Chiambretti, che giovedì ospiterà Boldi a Markette. «Ho un'amicizia personale con Massimo. Lo trovo sregolato, spassoso, specie quando non si prende sul serio in tv. Il genere non mi acchiappa, ma insieme erano una coppia rassicurante: sembrava bloccare il tempo». Già. D'ora in poi il Natale non sarà più lo stesso.

Almeno per Fausto Brizzi, regista di Notte prima degli esami e sceneggiatore di tanti cine-panettoni. «Non risponderò neanche sotto tortura. Sono come due zii per me, dopo otto film insieme. Purtroppo al cinema non c'è pareggio. Tuttavia dico: non si rompano i giocattoli quando funzionano».

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