Ecco lo «chansonnier» che il mondo ci invidia

Per anni considerato «allievo» di Paolo Conte, Gianmaria Testa vive la sua stagione più fortunata con riconoscimenti internazionali

Simone Mercurio

I clandestini, e le loro storie di miserabili, il dolore dei distacchi e degli arrivi, il tragitto verso un nuovo inizio o una fine definitiva, lettere «Dall’altra parte del mare» insomma, proprio come il titolo del suo ultimo disco. Lui è Gianmaria Testa, senza dubbio uno dei più importanti autori contemporanei di canzoni, e sarà questa sera in concerto all’Auditorium-Parco della Musica dalle 21. Il nuovo lavoro del cantautore cuneense è uno di quei dischi definiti «concept album», ovvero a tema unico. Uscito a novembre e pubblicato da RadioFandango, il cd è dedicato al tema delle migrazioni moderne. Si è parlato molto della presunta «parentela artistica» tra Gianmaria Testa e Paolo Conte, ma il discorso, in realtà, non era posto sui giusti binari. Parentela sì, nel senso che Paolo Conte ha iniziato molto prima e ha subito occupato un posto della canzone d’autore, punto di riferimento per tutti coloro che hanno iniziato dopo di lui. E la lista dei «contiani» è lunga. Lo stesso Vinicio Capossela, che è definito al contempo anche il Tom Waits italiano, ai suoi inizi era stato bollato come «contiano».
«Dall’altra parte del mare», è uno di quei dischi che va ascoltato più volte e attentamente perché all’inizio mostra alcune «rigidità». Va come «scongelato» e ascoltato a volume crescente, meglio se in cuffia, per cogliere ogni sfumatura musicale, di cui è ricco. Gianmaria Testa ha avuto dunque il coraggio, dunque, di fare un concept album e di dichiararlo come tale. Parla di migrazioni e parte da un’esperienza vissuta da lui personalmente, a inizio anni ’90, con l’arrivo di clandestini su una spiaggia. Per uno di loro però non c’era stato più niente da fare. Un cantautore intimista come Gianmaria però che non saprebbe scrivere proclami o pamphlet politici, nemmeno se lo volesse. Così interiorizza l’accaduto, lo fa sedimentare e, a distanza di 14 anni produce questo viaggio dalla parte degli ultimi. «Non ho scritto per loro - dice l’autore nel libretto dell’album -. Non ne sarei capace.

Ho scritto per me e per quelli che, come me, stanno da questa parte del mare». Per la data romana Testa salirà sul palco con una formazione speciale con Gabriele Mirabassi (clarinetto), Claudio Dadone (chitarra), Philippe Garcia (batteria e percussioni) e Greg Cohen (contrabbasso).

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