Ecco chi sono i neogollisti italiani

da Roma

C’è l’asse di ferro Fini-Sarkozy, fondato sul desiderio di ancorare al presente una destra moderna, lontana dai luoghi comuni, contraria all’«immobilismo degli imbalsamatori». Un’attenzione confermata dalla prefazione scritta dal leader di An per l’edizione italiana dell’ultimo libro del suo «gemello» francese, «Testimonianza».
C’è il lavoro culturale e divulgativo svolto da mesi da Adolfo Urso, con la sua creatura editoriale, Charta Minuta. Uno studio attento del nuovo linguaggio della destra francese e degli effetti che l’eventuale vittoria del candidato dell’Ump - l’Union pour un mouvement populaire - potrebbe produrre nel Vecchio Continente e in Italia, perché come sostiene l’esponente di An, «se Sarkozy diventerà presidente della Repubblica cambierà non solo la Francia ma anche l’Europa». Se Fini e Urso possono essere considerati i capofila, è dentro tutta Alleanza nazionale che «Sarko» viene visto come un vero e proprio beniamino, un oggetto di ammirazione politica, una sorta di parente d’Oltralpe, come conferma ad esempio Maurizio Gasparri, affascinato dal saldo ancoraggio ai temi dell’identità, della sicurezza, della legge e dell’ordine, imbracciati senza timidezze dall’ex ministro dell’Interno francese. Un’affinità elettiva che questa sera si manifesterà pubblicamente nei locali della federazione romana del partito a Via Po, dove i militanti si daranno appuntamento per seguire i primi exit poll e le proiezioni notturne delle elezioni in una full immersion pro Sarkozy, organizzata da Fabio Rampelli.
Del circolo dei gollisti italiani fa parte a tutti gli effetti anche un esponente della maggioranza come il radicale Daniele Capezzone per il quale «il vero modernizzatore è Sarkozy mentre la Royal appare vaga, immobilista e conservatrice». Così come non va dimenticato il nome di Pier Ferdinando Casini che si schiera senza timori di sorta e non usa mezze misure nel manifestare le sue preferenze: «Sarkozy ha grande coraggio: propone una ricetta di innovazione. I ruoli si sono scambiati. Ségolène Royal è per la conservazione, Nicolas Sarkozy per una grande modernizzazione della società francese».
Un capitolo a parte merita Silvio Berlusconi. Evocato come uno spettro dalla Royal - «Nicolas Sarkozy vuole un’Europa alla Berlusconi, ultraliberale» ha dichiarato la candidata socialista - il leader di Forza Italia non fa mistero di tifare apertamente per l’uomo che detiene le insegne della destra repubblicana francese. «Molti spunti dei discorsi di Nicolas Sarkozy sono tratti dai miei libri. È una persona dotata di simpatia e carisma personale, che sa mettersi in gioco e ha un gusto del rischio calcolato e una curiosità umana che sento a me molto vicine» dice Berlusconi. «La sua sarà, come la nostra, una rivoluzione tranquilla, fatta di buone idee e di buona volontà per realizzarle». Un filo rosso che uno studioso, come Gaetano Quagliariello, autore di una biografia del generale De Gaulle edita dal Mulino, non fa fatica a dipanare definendo Silvio Berlusconi il vero, grande gollista della politica italiana. «La modernità del gollismo è nell’essere più un mito che un’ideologia, una filosofia della prassi che si ispira alla convenienza della nazione. Ed è qui che si innesta la parentela con il berlusconismo oltre che sulla rivalutazione del ceto medio. Inoltre, entrambi pur essendo a favore della globalizzazione e dell’economia di mercato, si oppongono nel nome della sovranità nazionale ai luoghi comuni dell’europeismo vissuto in dimensione burocratica e dirigista come accade a Bruxelles. In questo senso esiste una linea di parentela e continuità tra Berlusconi, Aznar e Sarkozy.

Se dovesse vincere Sarkozy avremmo una situazione in cui, in pochi anni, potrebbero ritrovarsi al potere le destre in Francia, Germania, Inghilterra e in Italia, con la destra italiana depositaria del merito di aver fatto da apripista a questa stagione. Una situazione simile a quella degli anni ’80 quando i socialisti si ritrovarono al potere in Spagna, Portogallo, Germania, Francia e Italia».

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