Ecco il documentario sulla nuova Tunisia

Cannes «Le dittature non possono andare oltre un certo numero di anni: Gheddafi e Assad sbagliano a rimanere attaccati al potere. Faranno la stessa fine di Ben Ali». A parlare è Mourad Ben Cheikh, regista attivo da anni tra la Tunisia e l’Italia e appena approdato a Cannes con il suo documentario Plus jamais peur (Non più paura), documentario in presa diretta sulla rivoluzione tunisina. Il film, prodotto da Cinetelefilms, racconta i giorni sorprendenti ed esaltanti in cui la Tunisia è riuscita a rovesciare un regime che affidava la sua sopravvivenza proprio alla paura, e ora l’autore invita a non temere neanche le conseguenze della caduta di altri regimi forti che hanno garantito lo status quo in Medio Oriente. Come il regime siriano, cui si attribuisce il merito di aver protetto le minoranze religiose cristiana e alawita, o quello del rais libico, autoproclamatosi garante dell’unità del Paese. «Anche Ben Ali sosteneva che se fosse caduto lui avrebbe preso piede il terrorismo - risponde il 47enne Ben Cheikh - tutti i dittatori dicono “dopo di me il diluvio”. Ma è ineluttabile che una dittatura cada». Piuttosto, evidenzia, il problema del dopo-rivoluzione è quello di cogliere senza remore la sfida della democrazia. È vero, ammette il regista, ora il Paese deve affrontare le difficoltà economiche e l’instabilità seguite alla caduta del vecchio ordine, a cominciare dal crollo del turismo.

«Certo, ci sono rischi legati a tutti i cambiamenti - replica Ben Cheikh - ma non vorrei che per la crisi economica si dovesse rinunciare a fare il gioco della democrazia fino in fondo. Alcuni ci stanno provando a dirlo, quelli che non vogliono un vero cambiamento, certi conglomerati economici e gruppi di influenza che non amano il confronto con la piazza».

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