Ecco come far funzionare la macchina capitolina

Per scalzare dal Campidoglio, dopo 15 anni di potere ininterrotto, la coppia Rutelli-Veltroni c’è voluto un miracolo che solo uno come Gianni Alemanno, abituato a scalare le montagne (anche se non il K2), poteva fare. Ma la sfida vera, per l’«uomo nuovo» di An comincia adesso. Per vari motivi. Innanzitutto i romani che lo hanno votato (molti dei quali abituati a dare fiducia alla sinistra) si aspettano segnali concreti di cambiamento. Lo dimostrano le percentuali dell’ottavo municipio (dove Alemanno ha sopravanzato Rutelli di 17 punti percentuali). Da lì, da Tor Bella Monaca sale, preoccupata, la domanda di sicurezza. Questo è solo uno dei grandi abbagli presi dalla sinistra: sono le fasce più basse della popolazione, quelle che vivono nelle periferie estreme, ad aver paura dell’immigrazione incontrollata. Anche per l’incertezza sociale che ne deriva: dalla concorrenza nel lavoro alle graduatorie per gli asili nido o la casa popolare, tutte egemonizzate dagli immigrati. Alemanno, inoltre, deve fare attenzione a muoversi e a cambiare: sulla sua strada trova, infatti, un esercito di dirigenti nominati o promossi da Rutelli o Veltroni i quali non si stracceranno certo le vesti se la macchina burocratica capitolina qualche volta (o più spesso) si incepperà. Ecco perché il sindaco deve puntare a creare una squadra di gente capace, che conosca i meccanismi amministrativi e abbia già esperienza gestionale.

Invece di badare agli equilibri interni del Pdl, Alemanno deve circondarsi di persone preparate, che siano in grado di programmare ma anche di intervenire nei gangli della macchina comunale per dargli modo di pensare in grande senza rimanere invischiato nei piccoli-grandi problemi della quotidianità.

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