Ecco i coraggiosi «j’accuse» dei nostri scrittori

Ecco un florilegio di alcune coraggiose e dirompenti affermazioni di alcuni scrittori italiani in esilio, pronti a mettere a rischio la vita e la carriera pur di denunciare il potere totalitario berlusconiano che tiene in scacco il Paese.

«Spero che Berlusconi, per il bene della collettività, sia colpito dalla più incruenta delle malattie invalidanti il tempo necessario per essere spazzato via dall’agone politico».
(Nicola Lagioia, pubblica
per Einaudi).
«Questi qua che votano Berlusconi sono dei lobotomizzati, dei rincoglioniti»
(Fabio Volo, Mondadori).
«Berlusconi segue bassi istinti».
(Melissa P, Einaudi).
«Stiamo vivendo da anni dentro un incubo».
(Antonio Moresco, Mondadori).
«Un simile conflitto di interessi avvilisce tutto, immiserisce tutto, comprese le persone che lavorano con intelligenza e passione all’interno delle case editrici del gruppo».
(Antonio Moresco, Mondadori).
«Berlusconi è illiberale, vuole cacciare gli scrittori di sinistra».
(Michela Murgia, Einaudi).
«Io ritengo Berlusconi un’anomalia che non doveva prodursi in Italia. Il problema sono gli italiani che lo votano».
(Andrea Camilleri, Mondadori).
«A me importa poco dei comportamenti sessuali e conviviali di Berlusconi; m’interessano l’ideologia neoliberista, l’autoritarismo, l’imperialismo, il razzismo: è qui che vedo in Berlusconi il mio avversario politico e di classe».
(Valerio Evangelisti, Mondadori).
«Ci sono molti bravi autori che scrivono per Mondadori.

Oggettivamente, però, va detto che in più occasioni, quando questa libertà si è scontrata con gli interessi politici del presidente del Consiglio, questa libertà è stata condizionata e limitata. Il recente caso Saviano, ad esempio».
(Antonio Scurati, Bompiani).

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