Roma

Ecco l’affresco della Samaritana che ha sedotto nobili e studiosi

Francesca Scapinelli

Palazzo Braschi espone per la prima volta al pubblico l’affresco seicentesco della Samaritana al Pozzo, sottoposto a un restauro durato oltre due mesi, finanziato dalla Fondazione Paola Droghetti con oltre settemila euro. L’opera, di autore ignoto, risale alla metà del Seicento (si ritiene sia stata eseguita tra il 1654 e il 1661 e ispirata a una copia del capolavoro di Annibale Carracci) e si trovava in origine nella sala attigua al refettorio del monastero di Sant’Eufemia, vicino alla chiesa di Sant’Urbano che sorgeva alla base del Foro di Traiano, «ai Pantani» per usare la denominazione medievale. L’antica sede, abbattuta in epoca fascista per unire piazza Venezia al Colosseo, si lega al tema evangelico del dipinto: la funzione del Conservatorio delle cappuccine di Sant’Eufemia era infatti quella di ospitare le cosiddette «zitelle sperse», donne che avevano fatto merce del proprio corpo e che, pentite, avevano infine scelto di prendere i voti. Ecco allora addirsi in pieno al contesto l’episodio del Vangelo di Giovanni, che ritrae l’incontro tra Cristo e la donna di Samaria, convivente more uxorio dopo aver avuto cinque mariti. La datazione dell’opera è stata resa possibile anche dagli stemmi araldici delle famiglie committenti, Pamphilj e Aldobrandini, raffigurati in alto, ai lati della scena.
Carla Tomasi, autrice del restauro, illustra le condizioni del frammento: «Era andato perduto meno del 20% della superficie pittorica, e ciò sta a indicare che la qualità materica era buona, nonostante il trattamento drastico dello strappo effettuato nel 1933». Lo strappo, spiega ancora la studiosa, «si praticava applicando adesivi sulla superficie pittorica, che veniva così trasferita su supporto mobile». I problemi principali per il recupero sono stati allora soprattutto le deformazioni dovute ai sollevamenti di colore, la presenza di residui di colla, i depositi superficiali e le lacune e numerose abrasioni dell’intonaco.
«Restaurare la Samaritana ha voluto dire rintracciare e rinarrare anche ciò che ha rappresentato per la storia e la cultura romana», commenta Maria Elisa Tittoni della sovrintendenza ai Beni culturali del Comune, promotrice dell’iniziativa insieme con l’assessorato alle Politiche culturali. «È significativo - osserva Tomasi - che proprio quest’anno ricorrano cento anni dalla nascita di Cesare Brandi, illustre teorico del restauro». E, conclude la studiosa, la speranza è poter arrivare presto a dare un nome all’autore.
Palazzo Braschi, piazza San Pantaleo 10, fino al 10 settembre. Orario: 9-19 da martedì a domenica; biglietto intero 9 euro, ridotto 5,50 euro.

Informazioni: 06-82059127.

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