Sono arrivate a quarantanni senza figli. Hanno fatto luniversità, hanno unottima istruzione alle spalle e un bel lavoro che si sono scelte quando ancora non si erano laureate. Hanno sempre desiderato una famiglia numerosa, ma il destino le ha portate a guardare più in là. Così la voglia di maternità le ha paracadutate in certi Paesi esotici come il Brasile, la Colombia, LEtiopia. È questo lidentikit delle mamme adottive tracciato dal Cai, la Commissione per le adozioni internazionali, organismo della presidenza del Consiglio, che ha di recente pubblicato lultimo rapporto sul fenomeno relativo al 2008. Chi sono queste mamme in cerca di un figlio lontano? Un tempo, tante, erano casalinghe. Ora non più. Sono sempre di meno. Qualcosa è cambiato. Sono impiegate, insegnanti, libere professioniste. Sono mamme che lavorano, ma non hanno paura della maternità. Leggono, sono istruite, una su tre è laureata. Non è casuale, così sottolinea la vicepresidente del Cai, Daniela Bacchetta: «Le donne con un grado culturale più elevato rispetto alla media, hanno molte meno barriere e preconcetti. Sono più aperte e più preparate ad accettare un bambino che arriva da una cultura diversa». Tra le casalinghe si registra il 13,5% di adozioni, una percentuale che rappresenta meno di un terzo di tutte le casalinghe sposate nel nostro Paese, il 43,5per cento. «Negli ultimi anni - continua la vicepresidente - abbiamo notato una tendenza ben specifica: aumenta il numero di richieste per le adozioni da parte di donne preparate, hanno una laurea, un lavoro qualificato».
Ma anche i papà adottivi sono mediamente più istruiti della popolazione generale, anche se con percentuali inferiori rispetto alle mogli. Il 28per cento dei padri adottivi ha una laurea contro l8% dellintera popolazione. Insomma, le coppie che guardano allestero per diventare genitori sono generalmente colti e preparati, i coniugi adottanti senza titolo di studio o in possesso solo della licenza elementare sono l1 per cento. I più alti titoli di studio vanno di pari passo con i più alti livelli di occupazione: il 43% dei papà adottivi e il 44,7% delle mamme adottive sono impiegati. Analizzando le coppie adottive, il rapporto segnala unaltra caratteristica: la loro età matura. Proprio come avviene in Italia con il matrimonio che vede aumentare letà degli sposi, segnala il rapporto. Letà media delle coppie che adottano è di 41,5 anni per i mariti e 39,6 anni per le mogli. Ma non per tutte le coppie il progetto si realizza: solo un terzo di quelle in possesso di un decreto di idoneità alladozione riescono a portare a termine il percorso adottivo e così ad accogliere un bambino straniero come proprio figlio. Eppure secondo il rapporto, questo è stato lanno record per le adozioni internazionali: sono quasi 4mila i bambini arrivati dallestero, il 16,3 per cento in più rispetto al 2007.
Dal novembre 2000 (quando è entrata in vigore la nuova legge sulle adozioni internazionali ed è nata la Cai), sono state 19.583 le coppie che hanno adottato un bambino; in questo periodo sono entrati in Italia 24.001 minori. Dal 2005 il numero di bambini stranieri adottati è aumentato del 38%. Dei quasi 4mila adottati nel 2008, 2.303 sono maschi, 1.674 femmine. Hanno per lo più fra i 5 e 9 anni. E arrivano per la maggior parte dallUcraina seguiti dalla Federazione Russa. Moltissimi arrivano anche dal Sud America, Colombia e Brasile.
Ladozione è un po più facile, consapevole, senza timori. È matura. Non si nasconde. È la scelta di tante coppie che non credono nella procreazione assistita, che si sentono genitori senza guardare al dna. Non hanno rimpianti. Non ci sono più tabù.
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