(...) Carignano e De Ferrari. Nonostante il sindaco Marta Vincenzi abbia più volte spiegato che il Comune ha pagato centinaia di migliaia euro - poi «corretti» in diverse decine di migliaia di euro - per far ripulire tutto appena terminata la coreografica ed esemplare «passeggiata» anti-sbirri. Basta ripercorrere quelle vie, per rendersi conto che non sono stati neppure rimossi i graffiti comparsi su superfici facilmente lavabili con una banale idropulitrice, come i pannelli del Sottopasso di Caricamento. I soldi stanziati non sono dunque stati usati? O sono serviti ad altro? O non bastavano?
Oppure, più probabilmente, la rimozione di scritte di tale tenore non è stata ritenuta una cosa urgente. Genova può permettersi il lusso di mantenere sui propri muri veri e propri inni alla violenza e alla vendetta, mentre in tutta Italia si dice di voler contrastare questa ondata di odio contro le forze dellordine. Che però, almeno a Genova, può essere criticata solo se arriva dalle tifoserie ultrà, dai teppisti da stadio. E anzi viene definita «esempio di democrazia» non appena si scopre che la mano che verga le scritte vergognose e gravi appartiene a un no global.
Unoffesa alla città, al suo patrimonio, visto che molti slogan sono stati impressi su muri di strutture di pregio.
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