Ecco l'iBag per le malate di shopping

Ecco l'iBag per le malate di shopping

All'inizio sembrava un fenomeno di costume importato da Manhattan, mentre oggi risulta una vera e propria patologia dei nostri tempi, con numerosi medici e professori a studiare la materia. Lo shopping compulsivo non impazza solo nei telefilm americani «Sex and the city», ma coinvolge un alto numero di vittime in tutte le città italiane, in particolar modo Milano, capitale della moda per antonomasia. Da recenti studi si apprende che il 6% della popolazione tricolore è colpita da tale sindrome, e considerando di sesso femminile i tre quarti delle persone ossessionate da acquisti perpetui, conti alla mano, nel capoluogo lombardo circa settantamila donne soffrono di questa particolare malattia. Esistono sintomi ben precisi, ovvero l'irrefrenabile e urgente bisogno di una compera, senza considerare le inevitabili conseguenze negative. Di ordine economico, relazionale ed emotivo. Vengono studiati accorgimenti psicologi per alleviare il problema, anche se da oltreoceano sta per giungere una soluzione di natura assolutamente pratica. La società finanziaria specializzata, di nome «CreditCardFinder», ha sviluppato una iBag, una borsa virtuale, che impedisce l'accesso al portafoglio o alla carta di credito, tranne nel caso sia strettamente necessario. Milano ha tutte le caratteristiche per sperimentare il tecnologico espediente e capirne il funzionamento in maniera approfondita. Come opera il meccanismo? Attraverso un sistema autobloccante che viene attivato negli orari strategici, vale a dire durante la pausa pranzo, oppure dopo le diciassette, quando una volta terminato il lavoro d'ufficio, si tende a fare acquisti con modalità irrazionali piuttosto che ragioni specifiche. In particolare c'è un sensore elettronico che avverte quando la persona giunge nei pressi di un negozio considerato «pericoloso», oppure invia un sms a un soggetto «responsabile», avvisandolo che si sta cercando di aprire il portafoglio. Il progetto ha già avuto un duplice risultato. Da una parte allarmare un discreto numero di signore meneghine, che lo bollano come un'ingiusta privazione, dall'altro rallegrare un folto plotone di mariti e fidanzati, o ancor meglio i partner con cui viene condiviso il prezioso conto in banca. Potrebbe essere la salvezza, o generare depressione, per il nugolo di fashion victim che passeggiano ogni giorno nel Quadrilatero, tra invitanti vetrine e lussuose proposte. Esponenti del gentil sesso capaci di far incetta di vestiti, accessori, cosmetici o qualsivoglia bene riconducibile all'estetica, e a questo riguardo esiste un preciso identikit della shopper compulsiva milanese. Età dai venticinque ai quarant'anni, estrazione sociale medio alta, grado di cultura elevato e una vita sentimentale spesso compromessa.

Gli episodi hanno una frequenza media di sedici al mese, quasi un giorno su due, con una durata variabile da una a sei ore per ciascun evento. Le sensazioni legate alla compera fanatica portano piacere e rilassamento, salvo il successivo rimorso di coscienza per i denari evaporati e l'inutilità del consumo.

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