
Da una parte c'è l'attore. Dall'altra il divo. E in mezzo c'era lui: l'uomo che sapeva trasformare l'uno nell'altro. Chiunque ami il cinema amava Enrico Lucherini. Perché il primo press agent d'Italia morto lunedì sera, a 92 anni, oggi a Roma i funerali - incarnava nel modo più smagliante ciò che, del cinema, più seduce il pubblico. Il clamore. Accertato che "come attore era un cane", Romolo Valli (col quale esordì, nella gloriosa Compagnia dei Giovani) gli chiese se poteva almeno "far parlare i giornali". Ebbene: per cinquant'anni e passa Lucherini non ha fatto altro. E l'ha fatto come nessun altro. Maestro della mistificazione e genio dell'inganno, per lanciare o valorizzare tutti, ma proprio tutti, i più grandi (e i più cani) fra gli attori e i registi del nostro cinema da Sophia Loren a Roberto Benigni, da Vittorio Gassman a Carlo Verdone, da Ettore Scola a Giuseppe Tornatore: tutti passati dal mitico divano a scimmiette del suo studio - Lucherini ha provocato, sfruttato, divulgato bugie, indiscrezioni, scandali. Tutti rigorosamente fasulli. Le leggendarie lucherinate. Maestra gli fu proprio la Loren, "che tornata dall'America raccontava lui- m'insegnò trucchi come le finte foto rubate. Io le ristampavo con una calza davanti all'obbiettivo; così venivano sgranate, come scattate a sua insaputa, e i giornali se le contendevano". A Cannes nel 1961, per far parlare di Sophia più della Lollo (anch'essa al festival), con una gomitiera d'acciaio Lucherini fece venir giù la vetrata del Palais du Cinema; "e i giornali di tutto il mondo rideva lui - titolarono: La folla in delirio per la Loren fa quasi crollare il palazzo!".
Sistema garantito era l'incidente provocato, con fotografo annesso, per immortalarlo. Così per Vanina Vanini incendiò la parrucca di Sandra Milo; per La notte balorda fece esplodere il camion di Lea Massari; per Sepolta viva quasi affogò Agostina Belli. Anche lo scandalo funzionava; e in questo Lucherini mostrava tempismo infallibile misto a cinica ferocia. Sfruttando la magrezza di Laurent Terzieff convinse Oriana Fallaci ad intervistarlo confidandole che "aveva un brutto male. Mentre lui era, ovviamente, sanissimo". Quando Liz Taylor era in clinica a disintossicarsi dall'alcool, spinse l'ancora sconosciuta Florinda Bolkan a ballare con Richard Burton. "Titoli dei giornali: Chi è la bella brasiliana con cui Burton tradisce Liz?". D'accordo con Monica Guerritore inscenò ai danni dei giornalisti un finto litigio fra l'attrice e il suo produttore: "Hai diffuso le mie foto nude - urlava Monica - senza la mia approvazione!". Tutti noi ci cascammo. E il giorno dopo, sui giornali: "Chi ha tradito la Guerritore?". Perché più erano spudorate, più le lucherinate risultavano credibili. Prendete il celebre ballo del Gattopardo. Ancor oggi fior di storie del cinema danno per vere quelle che erano, invece, sue clamorose fandonie. Il perfezionismo di Visconti pretese lampadari di candele autentiche, che però si scioglievano al calore dei proiettori? "Una mia invenzione rivelò solo trent'anni dopo Lucherini - Le candele in primo piano erano vere, ma le altre erano elettriche". E la lavanderia montata solo per pulire i guanti bianchi delle comparse, ombreggiati dal sudore? "Altra mia balla. Le cineprese non sarebbero mai riuscite a far vedere dei guanti sudati". E i fiori che Visconti pretendeva arrivassero freschi ogni giorno in aereo, da Sanremo a Palermo? "Mia balla assoluta. Fiori belli se ne trovavano anche a Palermo. Visconti era perfezionista; mica megalomane". Giusto per la cronaca: quando Visconti mise in scena Il giardino dei ciliegi di Checov, i giornali scrissero che il maestro aveva fatto venire ciliegi autentici dal Giappone. Pura invenzione; indovinate di chi? Leggenda vuole addirittura che, davanti al rifiuto di Anna Magnani d'interpretare La Ciociara, sia stato proprio lui, Lucherini, a dire a Vittorio De Sica: "Allora la faccia fare alla Loren!". Anche al Lido di Venezia durante la Biennale Cinema Enrico Lucherini aveva costruito la sua carriera. Lo ricorda la Biennale stessa, in un comunicato di cordoglio: "Lucherini governava, dalla leggendaria stanza 135 dell'Hotel Excelsior, le sorti e la fama di attrici e attori, registi e film, gestendo la promozione anche di 24 titoli in una sola edizione". Riconoscendone la genialità e raccogliendone i vantaggi, gli addetti ai lavori hanno sempre perdonato (e spesso richiesto) le trovate di Enrico. Comprese le folgoranti boutades coniate, assieme a Matteo Spinola, suo storico socio. "Dario Argento: il silenzio è d'horror". "Michelangelo Antonioni: l'inespresso lungo". "Nanni Moretti: la mousse è finita". Anzi: le lucherinate sono assurte a fenomeno di costume.
Due documentari televisivi, una mostra nella prestigiosa Ara Pacis, e caso unico, nella storia della Mostra- il premio Bianchi a Venezia nel 2007, hanno fatto di Enrico Lucherini un divo. Al pari dei tantissimi da lui creati. Come a dire: se la bugia è spettacolo, Lucherini è stato il grande spettacolo della bugia.