Luca Rocca
Cani sciolti colpiscono come fossero in branco. Rincorrono le prede in autostrada, braccano tifosi isolati, buttano locchio in aree di sosta, negli autogrill sfoderano cinghie e lame. Il sangue scorre ai parcheggi, già due cadaveri ai distributori di benzina, i feriti con le sciarpe al collo nemmeno denunciano più le aggressioni ai punti-sosta. Larea grigia della violenza ultrà si dipana silente, poco denunciata ma rivendicata sul web, lungo carreggiate battute in ordine sparso da quei supporter «obbligati» a muoversi a piccoli gruppi e a fronteggiarsi lontani dagli stadi, in zone non presidiate dalle forze dellordine. Punti dincontro e di scontro dove detta legge il «mordi e fuggi». I dati delle squadre-stadio delle forze dellordine, raccolti in un apposito rapporto, evidenziano in una trentina di aree di ristoro tafferugli, furti, vetrine infrante, pestaggi, sassaiole, agguati. Il dato è omogeneo da nord a sud, ed oltre a una quindicina di lunghi tratti autostradali (crocevia di città con le tifoserie più numerose) sono in tutto una quarantina le strisce dasfalto statali e provinciali dove le tifoserie, puntualmente, si scambiano cortesie. La strada è diventata lunica scorciatoia reale ai decreti Pisanu o Amato. È zona franca da slogan, da urlare nelle cariche. Il coro è addirittura scaricabile in mp3: «Autogrill, autogrill, autogrill, noi cincontreremo in autogrill, noi cincontreremo e vi massacreremo in autogrill».
Prima del tifoso laziale Gabriele Sandri ammazzato da un poliziotto-giustiziere nellarea di Badia al Pino, vicino Arezzo, la Digos non laveva mandato a dire: «Le frange estreme e più pericolose hanno scelto come campo di battaglia le aree delle autostrade. Il fenomeno è in crescita. Le trasferte di massa sono vietate, niente carovane di pullman o treni. Si spostano in auto, partono da luoghi diversi, si immettono in autostrada da diverse entrate per uscire dove non ci sono controlli. Abbiamo difficoltà nel seguirli». Serie A, B, C e categorie inferiori. Tutti in guerra, pochi esclusi.
Sandri finisce allaltro mondo l11 novembre scorso. Dopo gli assalti alle caserme, scatta lora della solidarietà trasversale che dura fino ai funerali e si materializza in striscioni che rivendicano, al di là dei colori, una comune «mentalità ultrà». Ma già a dicembre - segnalano gli investigatori - riprendono pian pianino le ostilità da autogrill. Gli esempi si sprecano, peschiamo a caso dal dossier. Prima di Natale due tifosi della Cremonese, di ritorno da Padova, allautogrill di Soave (Verona) vengono aggrediti con spranghe e mazze da baseball. Risultato: ricovero in ospedale per trauma cranico e ferite da taglio in testa. Uno di loro perde la milza. Passano pochi giorni e nellarea di servizio Flaminia Est si affrontano ultrà di Salernitana e Napoli. Gli stessi sostenitori granata, poco tempo prima, erano stati sorpresi a rubare in un altro autogrill. Poi tocca ai supporter della Paganese rendersi protagonisti di furti vari e aggressioni. Di ritorno dalla trasferta di Vittoria (Rg), sono invece gli ultrà del Cosenza a saccheggiare lautogrill Aci S.Antonio. E che dire dei tifosi della Juve Stabia, arrestati dalla Polstrada per aver sottratto merce nellarea di servizio Badia al Pino di Arezzo, la stessa dove campeggia il «mausoleo» di sciarpe e messaggi per Gabriele «uno di noi». Quattro «fedelissimi» del Barletta finiscono dentro per aver devastato lautogrill «Mirabella Sud» sullA16 mentre 38 tifosi del Giugliano, di ritorno da Taranto, aggrediscono il gestore di un autogrill distruggendo quel che capitava loro davanti. Qualche settimana prima, il questore di Bologna emette 53 provvedimenti a carico di 47 supporter del Napoli e sei della Ternana che si erano scontrati nella piazzola di sosta di Roncobilaccio con cinghie, coltelli ed estintori. Novanta persone coinvolte, quattro in meno dei tifosi del Livorno bloccati dalla polizia dopo aver invaso lautostrada A4 e messo a soqquadro lennesimo autogrill. E ci sono anche i tifosi che devastano un intero paese. Sono quelli dellUnited Ruentese Rapallo (Genova) che hanno trascorso qualche ora a Santa Maria al Taro insultando polizia e carabinieri e rompendo staccionate e segnaletica stradale, panchine e qualunque cosa trovassero lungo la strada.
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