da Roma
Tirato per la giacca dai ds, Romano Prodi ha promesso di dire quella «parola in più» che gli uomini di Fassino, sotto assedio dentro lUnione e sui giornali per il caso Unipol, si aspettavano da lui. E quella parola potrà forse aiutare a mettere un freno alle polemiche di questo agosto infuocato, ma difficilmente muterà la sostanza dello scontro in atto. Che in poche settimane sembra aver spostato il baricentro dellUnione, riavvicinando Prodi a Rutelli nel contrasto alle «cordate» diessine e allontanandolo dai suoi ex-dioscuri, Fassino e DAlema.
La rottura era iniziata già a giugno, quando i Ds si schierarono con la Margherita, che non voleva la lista unitaria, e rifiutarono di seguire o avallare il progetto di una «lista Prodi» che tagliasse fuori Rutelli. E quando, nellormai celebre incontro di Via Margutta, DAlema e Fassino spiegarono al leader dellUnione che se non deponeva le armi avrebbe perduto la premiership, e sarebbe sceso in campo un ds, anzi il segretario dei Ds.
Basta ascoltare gli sfoghi privati dei prodiani, o le confidenze di chi raccoglie gli umori del Professore per intuire che la partita con la Quercia è tuttaltro che chiusa, e che Prodi non ha alcuna intenzione di accontentarsi di una premiership «octroyé», ritrovandosi a dipendere dai voleri dei ds nelle scelte importanti, a cominciare da quelle degli uomini da mettere nel governo e nei posti chiave. Prodi punta ad avere «suoi» gruppi parlamentari autonomi e a decidere lui i ministeri più importanti, a cominciare da quello dellEconomia. «Romano ha dovuto ingoiare le nomine Rai: aveva detto in tutte le salse che non voleva il tandem Petruccioli-Meocci, e invece Fassino e Rutelli si son messi daccordo tra loro e con la Cdl. Non vuole che accada più», spiegano i prodiani. Il feeling preferenziale tra Prodi e Parisi (equiparati ieri alla coppia Berlusconi-Bondi dal ds Chiti) è tornato assai forte. E se Parisi ieri faceva sapere di «confermare parola per parola» lintervista al Corriere della Sera, che ha aperto la guerra su questione morale e spartizione della Rai, insinuando il sospetto di un rinnovato e vasto «inciucio» spartitorio tra Quercia e Berlusconi, in casa prodiana si assicura che quelloperazione è stata «gestita insieme, e in sintonia» con il Professore. E si reagisce con fastidio alloffensiva diessina contro Prodi, che ora «darà un contentino» a Fassino, ma si guarderà bene dallabbassare la guardia su questione morale e lotta ai «costi eccessivi della politica», appello che è suonato anchesso come un attacco al partito più ricco del centrosinistra e più fermo nel respingere le richieste di finanziamento dellentourage prodiano.
Ecco le mire del Professore: un suo gruppo e lEconomia
I prodiani: «Romano ha dovuto ingoiare le nomine Rai. Vuole che questo non accada più»
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