Ecco perché Belen deve presentare Sanremo

La soubrette messa alla gogna solo per aver assunto cocaina un paio di volte quando aveva 22 anni. Non è una spacciatrice, ha collaborato con i magistrati. Il pm vuole processare Corona per bancarotta fraudolenta: "Ha sottratto quattro milioni"

Ecco perché Belen  
deve presentare Sanremo

Difendo Belen. Come a febbraio avevo difeso Morgan. Fu un’ingiustizia proibire a Morgan, anche solo di apparire sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo 2010. E sarebbe ora grave ingiustizia negare a Belen la possibilità di condurre l’edizione 2011, per aver ammesso di aver assunto cocaina un paio di volte, anni fa, all’Hollywood.

I motivi sono numerosi. Provo a indicarli, senza ordine di importanza. Il primo è che sono assolutamente contrario ai processi sommari, eseguiti senza rispetto della persona. Comunque vada a finire, ormai di fronte alla fantasia e alla suggestionabilità della gente, che legge i giornali e guarda la televisione, Belen e l’Hollywood sono già stati condannati. Belen rischia di diventare una sorta di cocainomane persa, la discoteca milanese una sorta di centrale del vizio. Non è giusto. Mi limito a fare qualche riflessione sul piano umano-artistico-legale su Belen, mentre della discoteca non mi importa poi tanto, essendoci entrato una sola volta per cinque minuti (preciso a scanso di equivoci, non avrei avuto il tempo materiale per andare in bagno, si dice frequentatissimo - non proprio per le motivazioni che ci spingono ad entrare, senza possibilità di delega, in una toilette). Vorrei ricordare a quanti si divertono a massacrare la bellissima soubrette che esiste la libertà, prevista anche (molte volte solo a parole!) dalla nostra Costituzione e dai codici di giustizia - e dunque non solo da una liberale filosofia di vita, a cui aderisco sinceramente, insieme con milioni di persone per bene - di fare le scelte che si vogliano, purché non dannose per gli altri. In questo caso, sarà certo discutibile e anche riprovevole fiutare cocaina, ma la legge lo consente. È punito lo spaccio, reato grave, non l’uso personale. Dunque, non esiste reato.

Non ho mai fatto fiutatine, neanche una volta (mi resterà questa curiosità, non credo che possa avventurarmici nella senilità) e dunque non mi schiero a favore di Belen, che neanche conosco (mi piacerebbe, è ovvio) per solidarietà di fiuto. Si tratta, prima di tutto, di una questione di giustizia. E, a seguire, è questione di umanità nonché di avversione verso qualsiasi ipocrisia. Le ammissioni di Belen si riferiscono al 2007, quando era poco più che una ragazzina. Si può avere, per quanto riguarda gli aspetti umani, un po’ di comprensione? Direi di sì. Quanto alla retorica dell’ipocrisia, come si fa ad avere il gusto di massacrare una persona che non ha commesso alcun reato, ben sapendo che in tutta Italia, in qualsiasi ambiente la cocaina si consuma quasi come le sigarette?
Morgan a febbraio e oggi Belen pagano dunque la colpa di aver messo il piede su una mina che però esplode solo quando uno sprovveduto, un ingenuo, o un malcapitato ci mette inavvertitamente il piede? Il caso di Belen, poi, è assai più semplice di quello di Morgan. Nel caso del bravissimo musicista c’era, in apparenza, una esaltazione della cocaina come bizzarra terapia contro il dolore e la depressione. Ma anche in quel caso, a mio parere, ci fu un drammatico processo sommario: non c’era la prova che l’intervista fosse stata trascritta esattamente, non si è mai letta l’intervista testuale, comunque Morgan ne ha sempre contestato l’autenticità.

Infine, vorrei aggiungere qualcosa come uno degli autori, per tre edizioni, tutte molto brillanti, del Festival di Sanremo (non sarò bravo, ma porto fortuna...). L’anno scorso ci fu proibito Morgan e io protestai. Ci fu impedito di introdurre un formidabile elemento di attrazione, di informazione e spettacolo: volevamo che Morgan sul palco, senza partecipare alla gara canora, e condannato nel processo sommario, avesse almeno la possibilità di spiegare le sue ragioni. Bene: a me, e ad altri, la libertà di protestare. Alla Rai la libertà, e il diritto, di decidere diversamente.

Oggi, rieccoci qui, ma con un’aggravante. È il sindaco di Sanremo a volere (salvo apprezzabile retromarcia successiva) che Belen sia proibita. Ma il sindaco non ha alcun potere decisionale. Sono gli autori del Festival a decidere i contenuti, è il direttore artistico: tra l’altro non si capisce perché il direttore artistico debba essere un esterno, non mancano certo all’interno della Rai dirigenti competenti e carismatici da assumersi la responsabilità della manifestazione, di sviluppare e tenere una «linea», evitando così ai vertici di farsi coinvolgere nel baccano, spesso insulso, delle polemiche di piazza. Dunque, c’è un sindaco che ha scatenato un evitabile pandemonio, ma tocca solo alla Rai decidere.

Mi auguro che non sia impedito a Belen, se questa era la scelta della Rai, di condurre il Festival e di fornire allo spettacolo un contributo che probabilmente, lo dico professionalmente, risulterebbe molto importante.
cesare@lamescolanza.com

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