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Ecco perché Donadoni fu tradito da un rigore: era quello di Del Piero

«Per un rigore sbagliato non cambio idea sulla mia Italia». Roberto Donadoni, ct con il mandato dichiarato «esaurito» (perché esonero suona male), è vittima di un’ossessione. È costretto a trascinarsela dietro in Puglia, nella masseria dalle parti di Fasano, che lo accoglierà tra qualche giorno: non se ne libererà facilmente. L’ossessione non è l’epilogo del suo europeo da ct, eliminato ai quarti, sfiorando la riconferma automatica prevista dal contratto, né il ritorno di Lippi che domani si presenta a Roma («A 60 anni è ora di fare qualcosa di difficile»). No, la sua ossessione è quel che è accaduto nei concitati minuti che hanno scandito la fine dei supplementari di Spagna-Italia e la preparazione della lista dei rigoristi da consegnare alla terna arbitrale. Viene utile qui ricordare la sequenza: il primo è stato Grosso, l’ultimo di Berlino, e ha fatto centro; il secondo è stato De Rossi, e se l’è fatto parare; il terzo è stato Camoranesi, e ha fatto centro; il quarto è diventato Di Natale, ed è finita la corsa dell’Italia. L’ultimo della lista è rimasto Alessandro Del Piero che, a quel punto, con due errori azzurri, non si è più presentato all’appuntamento col dischetto. Tutto già deciso.
Ma ecco il tormento di Donadoni. L’ex ct aveva scelto lo juventino come primo dei rigoristi. Alex però ha chiesto di essere retrocesso al quinto posto. Forse non se l’è sentita di tirare subito, forse voleva ritagliarsi un ruolo da protagonista. Chissà. Qualcosa di simile era già successo a Berlino, la notte della finale. In quella occasione, mentre Lippi cercava Materazzi per dirgli che avrebbe fatto parte della magnifica cinquina, Del Piero eccepì qualcosa: Marcello reagì in modo brusco, volteggiando nell’aria il foglietto bianco sul quale aveva preso gli appunti. E a sentire il diretto interessato, cioè Arrigo Sacchi, anche a Pasadena, finale del mondiale ’94, ci fu un altro parziale rifiuto: Roberto Baggio chiese di non calciare per primo. Poi sbagliò lo stesso, al pari di Baresi e Massaro, ma furono le lacrime del capitano milanista a lavare tutto. Nelle ore successive alla partenza da Vienna, girarono voci non confermate di altre rinunce, Toni per esempio. Il no di Del Piero a presentarsi per primo sul dischetto, è diventato invece il chiodo fisso di Donadoni. Perciò ha continuato a ripetere: «Per un rigore sbagliato non cambio idea sulla mia Italia».

Sulla Nazionale no, ma su Del Piero probabilmente sì.

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