Ecco perché il giornalista segnala solo «brutto tempo»

Ecco perché il giornalista segnala solo «brutto tempo»

Prima un'estate che non finisce mai. Ora un autunno che fa battere i denti. Basta mettere il naso fuori per capire quanto il meteo sia in grado di influenzare la nostra vita. Ma basta questo a spiegare l'interesse crescente per la materia? Cos'altro c'è dietro? E come si può lavorare affinché i cittadini siano sempre più adeguatamente informati? Gli esperti di dell'Agenzia Regionale Protezione Ambiente Ligure, insieme a una rappresentanza dei più importanti mezzi di comunicazione genovesi, hanno provato a rispondere a queste domande ieri, a margine del Festival della Scienza, nel convegno «Il ruolo dei media, il contributo di Arpal» al Ducale. Con il caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana, hanno partecipato l'assessore regionale all'Ambiente Renata Briano, Eliana Miraglia del Tg3 Liguria, Mario Bottaro di BJ Liguria, Alessandro Gavalotti dell'ANSA, Mario Paternostro di Primocanale, Alessandro Cassinis del Secolo XIX e Bruno Soracco, direttore generale uscente dell'Agenzia che ha anche presentato il successore Roberto Giovanetti. Il messaggio: l'italiano medio non può più fare a meno delle previsioni mete, ne siamo consapevoli, ma il ruolo dei media non è sempre ritenuto adeguato. Ad andare giù duro è stato soprattutto Bottaro secondo cui meteo e ambiente sono vittime di format orientati esclusivamente alle bad news. «Non è vero - ha ribattuto Gavalotti - si sta anzi sviluppando nel settore un'informazione sempre più specifica».

Lussana ha messo in guardia dalle esagerazioni: «Attenzione, la specializzazione dei giornalisti è utile ma a volte nuoce: chi scrive solo di un argomento può diventarne un talebano. E quando si parla di ambiente succede».

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