Come sapete, nel suo nuovo film Bellocchio ironizza sulle «parrocchie di sinistra e di centro» (quelle di destra non contano), che si mobiliterebbero ogni anno per indirizzare il David verso questo o quel film. Anch'io pensavo esistessero, fossero capaci di fare «lobbying», spostando centinaia di voti nello scrutinio finale. Poi mi sono ritrovato nell'affollata giuria, quest'anno 1104 persone, e ho capito - m'è parso di capire - che anche il più intrigante dei produttori non può più di tanto. Bellocchio esorcizza il proprio malumore affidando all'immaginario regista Orazio Smamma, fintosi morto per beccare il David alla memoria, il disagio patetico di chi sopravvaluta i premi. Ma diciamo la verità: chi metterebbe mai in cantiere una manovra simile per conquistare quella statuetta, il cui valore industriale è prossimo al nulla?
Infatti, cari lettori, nessuno s'è fatto vivo per perorare il mio voto. Sono arrivati dvd e biglietti d'accompagno, ma neanche una telefonata. Quasi ci sono rimasto male. Però è anche un bene. Potrebbe significare che l'allargamento progressivo del corpo votante, alla maniera dei César francesi o dei Goya spagnoli, abbia reso più cristallina la messa a punto del verdetto, scongiurando certi pastrocchietti del passato. In questo contesto, al di là dell'esito finale immaginabile, essendo in lizza Nanni «pigliatutto» Moretti, non ho difficoltà a rivelare come ho votato, almeno nelle sezioni principali.
Ecco il mio personale palmarès. Miglior film: Romanzo criminale; miglior regista: Michele Placido per Romanzo criminale; miglior regista esordiente: Fausto Brizzi per Notte prima degli esami; migliore sceneggiatura: Romanzo criminale (Rulli, Petraglia, De Cataldo); miglior attore: protagonista Silvio Orlando per Il Caimano; miglior attrice protagonista: Valeria Golino per La guerra di Mario. Le altre tredici categorie (produttore, tecnici, interpreti non protagonisti...) ve le risparmio.
Insomma, pur amando il cinema di Moretti e rispettando la persona, penso che fosse più giusto, stavolta, concentrare il voto sul film di Placido. Che sarà a tratti irrisolto, ideologico, arruffone e complottista, ma esprime una vitalità nuova del cinema italiano. Da valorizzare. L'idea cioè di utilizzare il nostro piccolo, rinascente, star-system in una chiave volta a intrecciare cinema d'autore e cinema popolare, sguardo sociale e spettacolo d'azione. So già l'obiezione. Romanzo criminale ha incassato 4 milioni e 850 mila euro, poco per farne un esperimento pilota. Ma se scorrete i dati Cinetel vi accorgerete che anche Il Caimano non ha fatto sfracelli: dopo centinaia di prime pagine e un battage senza precedenti, ha superato di poco i 6, se va bene finirà a 7. Bisogna metterli insieme, i due rivali, per raggiungere a stento i 12 milioni di Notte prima degli esami, vero caso commerciale dell'anno (a patto di non farne una leggenda o un uovo d'oro da clonare all'infinito).
Ha dunque ragione Placido quando invita a «essere tutti umili», a non snobbare quei film - cita proprio Verdone e Brizzi - che portano «i risultati veri».
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