Cronache

Ecco perché i gatti amano nascondersi nelle scatole

Vogliono sentirsi «contenuti» come in cucciolata e, da predatori, sono attratti dai nascondigli

Ecco perché i gatti amano nascondersi nelle scatole

Chi ha confidenza con i gatti, avrà notato che i felini non resistono davanti a una scatola vuota o una valigia o un qualunque contenitore anche se di piccole dimensioni. Pochi secondi di avvicinamento, qualche istante di dubbio e valutazione del rischio, poi prevale l'ineffabile curiosità del felino che ci salterà dentro soddisfatto. Ma perché, i gatti si ficcano dentro qualunque contenitore vuoto anche se di dimensioni più piccole di loro? Quello che probabilmente non sapete è che andranno anche a sedersi all'interno del contorno bidimensionale di una scatola quadrata sul pavimento. Addirittura, un nuovo studio ha scoperto che i gatti domestici si siedono spontaneamente all'interno di un'illusione ottica che ha semplicemente la forma di un quadrato. Per indagare su questo strano comportamento, un team di ricercatori ha arruolato volontari per osservare i gatti nelle loro case, una strategia per evitare quello che è stato storicamente il principale ostacolo allo studio degli aspetti comportamentali felini in laboratorio: la natura notoriamente poco collaborativa dei gatti. Gabriella Smith della Alex Foundation, un laboratorio che studia il comportamento degli uccelli, è la principale ricercatrice di un'équipe affascinata da questa strana caratteristica felina. La Smith ha abbandonato per qualche tempo i pennuti e si è messa a studiare i baffuti felini, anche perché sono numerose le ricerche sul mondo cognitivo del cane mentre, non sono molti gli scienziati che hanno tentato di esplorare il mondo interiore dei gatti. E alla Smith piacciono le sfide difficili. «Ci sono due teorie al momento più accreditate sul motivo per cui i gatti amano stare in una scatola», dice la Smith. «Una è che i gatti bramano una pressione confortante sui loro corpi, che ricorda loro quando erano gattini, circondati dai loro compagni di cucciolata. Un'altra è che i gatti hanno un'attrazione per i potenziali nascondigli a causa del modo in cui tendono un'imboscata alla preda durante la caccia. Ma questo non spiega perché tale comportamento venga osservato anche con una forma bidimensionale sul pavimento» osserva la Smith, spiegando che un gatto andrà a sedersi anche all'interno di una forma quadrata, creata sul pavimento con del nastro adesivo, per esempio. Non solo. La Smith si è chiesta cosa sarebbe accaduto con l'illusione della cosiddetta gabbia di Kanizsa che utilizza quattro impronte equidistanti su un pavimento a formare un immaginario quadrato. Per questo ha arruolato numerosi proprietari di gatti e ha insegnato loro a disegnare quadrati immaginari sui pavimenti e filmare il comportamento dei felini di casa, portando occhiali da sole per evitare di dare inavvertitamente ai gatti segnali con gli occhi. Nello studiare i gatti la Smith ha anche appreso che i loro proprietari sono poco pazienti e costanti. Su centinaia di iscritti per lo studio, alla fine ha ricevuto il «compito» completo soltanto da 30 proprietari, non molti ma un numero sufficiente per trarre la conclusione che i gatti si siedono anche nei quadrati immaginari e quindi sono preda, come noi e altri animali, di illusioni ottiche. Quello che invece ancora non sappiamo è il perché. E qui gli studi finora hanno tutti fallito. Randolph Blake, un neuroscienziato cognitivo ora alla Vanderbilt University, che ci ha provato (inutilmente) in laboratorio anni fa con due gatti ammaestrati, pur ammirato dallo studio della Smith, ha concluso con ironia britannica «Rispetto e ammiro davvero ciò che ha fatto, ma mi piacerebbe sapere cosa sia passato per la mente dei felini quando hanno visto strani segni sul pavimento e i loro proprietari riprenderli mentre indossavano occhiali da sole».

Quasi sicuramente che le teste dei soggetti da studiare erano quelle degli uomini.

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