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Ecco perché l’Udc non dice d’aver scelto Burlando

Ecco perché l’Udc non dice d’aver scelto Burlando

(...) Venerdì sera, a Sestri Levante, l'ennesima sconfessione per Monteleone. L'appuntamento era fissato con i rappresentanti del partito della Val Petronio. Sestri Levante, appunto, ma anche Moneglia, Casarza Ligure, Castiglione e altri comuni, dove l'Udc ha conquistato anche dei sindaci grazie all'alleanza naturale con il Pdl. Dove l'Udc è formata da persone che non amano fare i voltafaccia, dove gli elettori hanno già scaricato altre volte personaggi abituati a stare un po' di qua e un po' di là a seconda delle convenienze.
La riunione di famiglia si trasforma così in un muro alzato contro le teorie del segretario e della sua voglia di sinistra. Monteleone ci ha provato a spiegare perché ha scelto Burlando.
Ma la stragrande maggioranza dei presenti si è fatta sentire: "Non siamo di sinistra, siamo da sempre vicini al centrodestra e ai suoi rappresentanti". E ancora: "Abbiamo letto e sentito il programma di Biasotti: i suoi principi sono i nostri. Programmi e valori non potrebbero essere più vicini. Dall'altra parte certe cose non vengono neppure pensate".
Difficile la risposta per chi finora ha sempre raccontato in giro di voler scegliere l'alleato solo sulla base dei programmi. E così Monteleone si è arroccato sugli specchi: "Conosco Burlando e con lui si può parlare. Con Biasotti non si può parlare". Le unghie però non facevano presa.
La linea ferma della base della Valpetronio, uno dei bacini più importanti dell'Udc, non è d'altra parte isolata. Il segretario certe rispostacce se l'è sentite già dare ovunque in Liguria. Il sindaco di Varazze, Giovanni Delfino, anch'egli eletto grazie all'alleanza con il Pdl, lo ha detto ufficialmente e pubblicamente citando Don Camillo e Peppone.
Lui, democristiano storico, con la sinistra proprio non può stare. E non se la sente di ingannare gli elettori.
Un altro pezzo di Udc che, nel caso di alleanza con Burlando, andrà a erodere quel tesoretto di voti che sembra sempre più ridotto - in caso di svolta a sinistra - a una percentuale di quelle che finiscono alla voce "altri partiti".
A questo si aggiunge l'altro stop imposto alle accelerazioni di Monteleone. Il più fermo, al momento il più difficile da superare, anche se forse il più facile da cambiare con il tempo.
A impedire l'annuncio è infatti Casini. Che incontrando Sandro Biasotti a Montecitorio ha ribadito che ogni decisione verrà riservata al vertice romano del partito, a lui. E che i dirigenti liguri si dovranno solo adeguare. Qualunque sia la scelta.
In questi giorni più che mai, il gioco delle alleanze dell'Udc è al centro della politica nazionale, con strappi e cuciture, prese di posizioni e comunicati di smentita.


La politica dei "due forni" non piace al Pdl che chiede linearità e coerenza a Casini, ma ogni volta che i "falchi" provano a forzare la mano rischiando di strappare la corda, Silvio Berlusconi ribadisce di cercare il confronto con i centristi.
Forte anche del fatto che a non volere alleanze con la sinistra è prima di tutto l'Udc. Intesa come elettori. Cioè gli unici a potersi vantare di avere i voti.

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