Roma

Ecco perché il Lazio rischia un’altra emergenza-rifiuti

Impietoso il confronto con le altre regioni italiane: con la differenziata al 10% servono nuovi impianti

La regione Lazio rischia l’emergenza rifiuti come la Campania, perché ambedue i pilastri su cui si regge lo smaltimento dei rifiuti, raccolta differenziata e numero di inceneritori, sono carenti e sottostimati.
Il Lazio, con 5,3 milioni di abitanti, produce 3.275.000 tonnellate all’anno di rifiuti, con la sola Roma che ne produce ben 2.542.205 (617 kg per abitante), con la raccolta differenziata ferma al 10,4 per cento, 10 discariche e 3 inceneritori autorizzati (San Vittore, Colleferro e Malagrotta); la Lombardia, con 9.475.202 abitanti, produce 4.762.095 tonnellate all’anno di rifiuti (503 kg per abitante), con la raccolta differenziata al 42,5 per cento, 6 discariche e ben 13 inceneritori; il Veneto, con una popolazione inferiore al Lazio, pari a 4.738.313 abitanti, produce 2.273.079 tonnellate annue (480 kg/abitante), col 47,7 per cento di raccolta differenziata, 17 discariche e 5 inceneritori; L’Emilia-Romagna, con 4.187.557 abitanti, produce 2.788.635 tonnellate annue di rifiuti urbani, con il 31,4 per cento di differenziata, 26 discariche e ben 10 inceneritori; la Toscana, 3.619.872 abitanti, produce 2.523.261 tonnellate all’anno di rifiuti urbani, ha il 30,7 per cento di raccolta differenziata, 22 discariche e 8 inceneritori.
Dunque tutte le Regioni con le dimensioni del Lazio producono meno rifiuti, hanno la raccolta differenziata comunque superiore al 30 per cento e il doppio degli inceneritori. Persino la Campania, con una popolazione di poco superiore al Lazio, produce 2.806.113 tonnellate annue di rifiuti urbani, quindi meno del Lazio, con un pro capite di 485 kg, una raccolta differenziata uguale al Lazio (10,6 per cento), tre discariche e zero impianti. Ed è in queste ultime due cifre il disastro in Campania.
Il Lazio produce più rifiuti perché la capitale è al massimo nazionale. Ogni abitante di Roma produce 693 kg annui di rifiuti contro la media nazionale di 539. E l’incidenza di Roma sulla produzione regionale di rifiuti è altissima, pari circa a due terzi.
A Roma, nonostante i Verdi abbiano in mano l’assessorato all’Ambiente da circa quindici anni. è bassa la raccolta differenziata. Infatti la capitale, secondo i dati ufficiali dell’Apat e dell’Osservatorio nazionale sui rifiuti, raggiunge il 15,3 per cento, contro il 35,3 di Torino, il 30,7 di Milano, il 32,5 di Verona, il 39,4 di Padova, il 29,5 di Parma, il 27,1 di Bologna, il 29,7 di Firenze.
Così come in Campania, anche nel Lazio la gestione commissariale, invece di essere utile per risolvere i problemi dell’impiantistica in deroga a normative per fare in fretta, è stata un freno ed un arretramento rispetto alle cose da fare. Infatti la precedente amministrazione Storace, pur in regime di commissariamento, scelse la strada di far approvare dal consiglio regionale, nel luglio del 2002, un piano rifiuti che realisticamente si poneva l’obiettivo di raggiungere nel 2010 il 35 per cento di raccolta differenziata e la costruzione di 11 linee di termocombustione con 7 inceneritori: una a Viterbo, 4 a Roma e provincia, una a Frosinone e a Latina. Il piano elaborato dal commissario Marrazzo, porta invece l'obiettivo della raccolta differenziata nel 2010 al 50 per cento, e quindi con la bacchetta magica fa scomparire metà dell’immondizia che il Lazio produce, sconvolge il piano Verzaschi del 2002 prevedendo solo 8 linee, di cui 6 già autorizzate (2 a San Vittore, 2 a Colleferro e 2 a Malagrotta) e altre due linee da decidere. Che il piano sia insufficiente e rischia di procurare l’emergenza lo dice lo stesso Marrazzo nella sua relazione, quando afferma che se non arriviamo al 50 per cento della raccolta differenziata dovremo aprire e autorizzare nuove discariche, invece di chiuderle, e bruciare il cdr negli impianti di cocombustione, ossia i cementifici e forse anche la centrale Enel a carbone di Civitavecchia.
Anche se arrivassimo, con la bacchetta magica al 40 per cento di raccolta differenziata, avremmo sempre 2.428.893 tonnellate all’anno di rifiuti da smaltire, che trattati producono almeno 728.667 tonnellate annue di combustibile da rifiuti (cdr). Se aggiungiamo 80 mila tonnellate annue di cdr prodotto dal fluff, residui rottamazione automobilistica, e altri 100mila tonnellate annue di scarto di cdr del 40 per cento della raccolta differenziata, abbiamo 908.667 tonnellate di Cdr da smaltire. La capacità di smaltimento dei nostri impianti è data da 180mila t/a dalle due linee di San Vittore, 120mila t/a dalle due linee di Colleferro e 182mila t/a dal costruendo gassificatore di Malagrotta, per un numero complessivo pari a 482mila t/a. Abbiamo dunque un deficit di potenzialità di 426.667 t/a di cdr che non possiamo smaltire e che dobbiamo buttare in discarica.
Per questo la questione del quarto impianto, quello Ama-Acea-Cerroni ad Albano, è urgente, importante ma non risolutiva. Infatti anche con la costruzione del quarto impianto ad Albano che smaltirebbe altri 220.000 t/a di cdr avremo sempre un deficit di potenzialità pari a 245.584 t/a di Cdr.

Per questo oltre al quarto impianto è urgente la decisione anche su un quinto a Latina, un sesto a Viterbo, e forse anche un settimo nella provincia di Roma.
*capogruppo alla Regione Lazio dei Socialisti Riformisti-Giovane Italia per il PdL

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