È una storia piena di sorprese quella del castello di Lunghezza, uno dei gioielli storici dellVIII municipio. Dopo le accuse mosse dalla scrittrice Roberta Graziano, secondo la quale il medico e scrittore svedese Axel Munthe non sarebbe mai stato a Lunghezza, né vi avrebbe mai allestito una casa di convalescenza destinata ai propri malati, sullargomento è tornata Rita Pomponio, lautrice di «Municipio VIII. Storia, antichità e monumenti». Secondo la Graziano il libro, che si occupa del territorio del municipio delle torri e della fortezza di Lunghezza, avrebbe dato credito a «una vera e propria leggenda». «Ma quale leggenda - si difende la Pomponio -, Axel Munthe è stato a Lunghezza eccome. Lo testimonia una foto risalente ai primi del secolo che lo ritrae davanti al castello, nonché una lettera autografa del figlio Malcolm che narra di alcune vicende avute luogo durante la sua permanenza e, in particolare, di quando la Duse andava a fargli visita, ritirandosi nel maniero per ritrovare la pace».
«A Roberta Graziano predico umiltà - prosegue la scrittrice -, la prima qualità che dovrebbe avere un ricercatore serio. Se ne avesse solo un poco non avrebbe negato quanto acclarato da esimi studiosi del territorio come padre Jean Coste, cui è dedicato il mio libro». Stando al frutto delle ricerche eseguite dalla Pomponio è sì vero, come detto dalla Graziano, che una parte del castello fu venduta dagli Strozzi ai Grazioli nel lontano 1872, «ma la parte restante venne acquistata dal suocero di Munthe che la diede in dote alla figlia, Hilda, per farne dono allillustre medico scandinavo».
«Ecco perché Munthe è stato a Lunghezza»
Rita Pomponio, autrice del libro sullVIII municipio, replica alle accuse
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