Da qualche tempo ce lo chiedono in tanti, quasi tutti i giorni, nelle lettere che arrivano in redazione e negli incontri estemporanei: «Ma perché non pubblicate più lelenco delle nascite e dei decessi, come succedeva una volta, fino a pochi anni fa?».
Qualcuno la butta pure, opportunamente, sullo spirito di appartenenza: «La conoscenza di questi dati - sostiene listanza - è un servizio dinformazione utile che contribuisce anche a far sentire il cittadino parte di una comunità». Comunque sia, la cortesia (e le motivazioni) della richiesta multipla ci hanno spinto ad approfondire la ricerca delle ragioni che stanno alla base della mancata pubblicazione. Ci siamo mossi a 360 gradi: abbiamo approfondito i vari passaggi della legge sulla privacy, interpellato lo Stato civile del Comune di Genova, e infine persino coinvolto il Garante per la protezione dei dati personali, con tanto di «pellegrinaggio» nel suo ufficio da parte dei nostri colleghi che lavorano nella redazione romana. Tutto per riuscire a capire, finalmente, che cosa si oppone al buon diritto dei lettori, dei cittadini (e del Giornale) ad avere accesso allelenco di nati e defunti, ma anche - perché no?, di sposi, residenti, separati e divorziati.
«Sono dati pubblici - conferma la dottoressa Wilma Viarengo responsabile dello stato civile del Comune -. Non esiste nessuna norma che limiti il diritto individuale di conoscere questo tipo di informazioni.
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