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Ecco perché le partite in tv sono la fortuna dei bookmaker

Un caposaldo della filosofia dei dilettanti è che sia meglio scommettere su eventi che si riescono a seguire in diretta televisiva. Idea che spesso sconfina nella superstizione ed è smentita dalle statistiche dei bookmaker, i cui profitti maggiori vengono di solito ottenuti sulle partite con grande visibilità mediatica. Quelle su cui tutti hanno un’opinione, magari basata su informazioni vecchie o filtrate, un’opinione che si esprime anche attraverso sottoscommesse folli tipo i corner in numero pari o dispari. Lo Spagna-Portogallo di questa sera sfilerà quindi soldi dalle tasche del superficiale ma anche da quelle del professionista, essendo in queste situazioni l’aggio del banco tendente al 10% contro il 5 dei mercati più equilibrati. Facendo un altro esempio, i più grandi handicapper americani multisportivi hanno sulle partite trasmesse in diretta nazionale in chiaro un profitto inferiore di circa il 13% rispetto a quelle visibili solo in ambito locale o pay. Tutto questo avviene anche a livello di scommessa «live», perché a caldo si tende a confermare i pregiudizi: nascono da qui i tasti «interattivi» che sempre più spesso vediamo agli angoli dei nostri teleschermi. Molte aziende hanno salvato i propri bilanci, penalizzati dai compitini dei professionisti, grazie a «sensazioni» live come la vittoria dell’Italia dopo avere raggiunto sul pari la Nuova Zelanda al Mondiale. Conclusione: come in tutti i mercati, le occasioni vanno trovate dove la massa non è ancora arrivata né mai arriverà.

Con calma e a televisione spenta, perché chi pensa sbaglia meno di chi non pensa.

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