Nelle elezioni del 2006, al Nord il centrodestra conquistò la maggioranza relativa del voto operaio. Il fenomeno si sta consolidando. Come negli anni Ottanta negli Stati Uniti quando il voto operaio si indirizzò verso i repubblicani. Questi nuovi elettori vennero chiamati Reagan democrat (democratici per Reagan) o anche «Reagan blue collar» (tute blu per Reagan). Al centro della svolta negli Stati Uniti vi furono più elementi: la crescente attenzione dei Democratici verso il pubblico impiego, in particolare gli insegnanti, la loro attrazione, a un certo punto quasi esclusiva, verso quello che Paul Ginsborg ha definito il ceto medio riflessivo. Che sarà riflessivo, ma che con i suoi velluti, botton down, gonne a fiori, ville nel Chiantishire (negli States, a Marthas Vineyard), appare a vasti settori popolari intrinsecamente fighetto.
Mentre il sanguigno ex attore alla Casa Bianca si occupava di generalizzati e profondi tagli alle tasse, i Democrat da Carter in poi trasmettevano invece lidea che il popolo, quello un tempo al centro dei programmi rooseveltiani, desse quasi fastidio.
Se si esaminano le liste veltroniane con milioni di «figli di...», bravini, capacini di ottimini discorsini, con gli occhialini o stivalini (da ragazze bene) giustini. Quando si constata che lunico operaio valorizzato non è scelto perché dirigente delle lotte o del Pd in fabbrica, ma come tragico testimonial (naturalmente a lui personalmente va tutta la solidarietà) di un terribile dramma, riesce difficile non condividere la sensazione crescente di larghi settori popolari: questi ci hanno abbandonato. Lesperto del lavoro candidato Pietro Ichino - bravo commentatore che vedremo se sa fare il politico, come dice Massimo DAlema - non è uno che ha lavorato in squadra per formare lappena costituito Pd: no, è gentilmente prestato dal Corriere della Sera per piacere alla gente che piace. Lispirazione del programma del Pd, poi, è dettata da uno dei luoghi più astratti delluniverso, il sito di economisti della «voce.info», che fa sembrare la facoltà di Teologia di Tubinga un posto in cui ci si occupa solo di problemi pratici. E poi, in realtà, luomo forte del «lavoro» nelle liste del Pd sarà Paolo Nerozzi, leader del pubblico impiego in Cgil. Come volevasi dimostrare.
E il programma del Pd estratto a mala pena dalle macerie del governo Prodi, ha caratteristiche prevedibili: concede molto al centrodestra che ha con sé la maggioranza dellopinione pubblica, ma resta infestato da dirigismo.
Dal centrodestra, invece, il lavoratore in carne e ossa è colpito anche dallaspetto antropologico. Se uno pensa a un personaggio popolano, gli viene in mente un Bossi o magari il trafelato ed eccezionale parlamentare lavorista Maurizio Sacconi, non certo una delle signorine con gonna a fiori messa in testa di lista da Veltroni. Il lavoratore, consapevole di quanto sia importante una buona economia, se deve sceglier limprenditore punta su un Berlusconi, che si vede bene incapace di stare con le mani in mano. Non certo su un signorino come Matteo Colaninno.
E anche quando guarda i programmi, se gli si dice che cè un problema di flexsicurity, se appena appena ha qualche bullone sotto mano, te lo tira subito. Così se si gli si propone un contratto dingresso, che ci vogliono tre giorni per spiegarlo e sei per capirlo. Quanto poi alle proposte più dirette, come il taglio dellIrpef sul lavoro, loperaio con esperienza non può non ricordare come è stato fregato con il taglio sul cuneo fiscale che non ha alleggerito dunacca la sua busta paga. E se pensa ai figli precarizzabili, avverte subito che la proposta di un salario minimo mensile di 1000 euro, senza porre problemi di orari e di contratti molteplici, è la solita bufala dirigista che se andasse in porto finirebbe per diminuire loccupazione.
E sempre il nostro operaio in carne e ossa, quando legge le proposte dei berlusconiani capisce subito che cè della polpa: detassare radicalmente gli straordinari, i premi di produttività (sarebbe invece un po pasticciato intervenire sulla contrattazione aziendale tout court che tende sempre più a essere parte strutturale del salario) e la tredicesima significa - il lavoratore «reale» lo comprende al volo - poter dare subito un bel po di soldi, aiutando la produttività e senza scombinare i conti dello Stato. Ecco perché - come direbbe Veltroni - gli operai diventano sempre più spesso Berlusconi's blue collar.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.