Non conosciamo scommettitori che ammettano serenamente di perdere soldi, per non parlare degli investitori in Borsa e di altre categorie per cui la sconfitta è un disonore. Siamo insomma circondati da fenomeni che sbagliano pochi colpi, abilissimi nellindividuare eventi mal valutati da parte dei bookmaker e nel colpire senza pietà. La matematica oltretutto non gli imporrebbe nemmeno di essere fenomenali: scommettendo sempre su chance con il 50% di probabilità teorica di uscire (tipo le vittorie espresse in termini di scarto nel basket o nel rugby) offerte a 1,90, sarebbe infatti sufficiente indovinare 53 risultati su 100 (100 diviso 1,90 fa 52,6). Niente di clamoroso, se paragonato alle performance sbandierate. Peccato che nel lungo periodo le statistiche personali dei professionisti abbiano medie intorno proprio al 53%: ovviamente se riferite ad eventi dallofferta simmetrica. La conclusione è che non esiste il colpo della vita, senza informazioni da insider, ma una serie enorme di piccole scelte da fare ogni giorno su materie in cui la nostra competenza può essere al massimo simile a quella del quotista.
Senza però essere obbligati alle sue distorsioni per ripartire in maniera equilibrata i volumi: se limpatto percentuale di queste distorsioni, necessarie per non far sovra-giocare la grande squadra o il grande campione, supera laggio allora il ragioniere può passare allincasso. Poi riceviamo pubblicità di «esperti» che evidenziano performance da oltre 75%, ma chi sceglie liberamente di pagarli è causa dei propri mali.Ecco perché la politica dei piccoli passi paga sempre
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.