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Ecco perché Silvio vuole la Marcegaglia vice

Berlusconi pienamente d’accordo con le proposte avanzate dal presidente di Confindustria per il rilancio del Paese. Una ricetta in dieci punti che va dal taglio delle imposte allo snellimento delle procedure per avviare opere pubbliche

Silvio Berlusconi, nel discorso di Monza agli industriali, si è detto tanto d'accordo con le proposte per il rilancio del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, da volerla fare il suo vice presidente del Consiglio. Quindi un grosso impegno. Per chiarire di che si tratta cerco qui di esporre l'agenda Marcegaglia in dieci punti, come è di moda.
Il primo è che il governo in carica deve durare per tutta la legislatura. Berlusconi è d'accordo, ma dovrà remare sotto il tormento dei processi. La soluzione sarebbe facilitata dalla lealtà dei suoi avversari. Non ci credo molto, però.
Il secondo punto è per il credito bancario. La Marcegaglia propone che i Tremonti bond che le banche non hanno utilizzato - 5 miliardi sui 10 stanziati - siano direttamente impiegati per credito alle imprese. Questi miliardi sono già contabilizzati nel debito pubblico da emettere e non fanno parte del deficit di bilancio, essendo prestiti al tasso del 7,5%. Lo Stato, in economia di mercato, non può prestare denaro alle imprese industriali. Bisogna trovare un veicolo intermedio per rendere possibile l'operazione, come i consorzi di garanzia dei fidi. Il tasso di interesse andrebbe ridotto. Questi prestiti sono formalmente debiti di chi li ottiene dal Tesoro, ma valgono come capitale sociale perché rispondono dei debiti della società come il suo patrimonio. Con 5 miliardi si possono garantire i fidi per un multiplo. La proposta va messa in cantiere al più presto.
Il terzo capitolo riguarda il taglio delle tasse, con priorità all'Irap. Come dice la Marcegaglia, la Germania ci sta pensando per il suo analogo tributo. Aggiungo che la Francia ci ha già messo mano. Si tratta di una pessima imposta che Francia e Germania avevano ereditato dalle finanze del primo Novecento e Prodi e Visco hanno introdotto in Italia nel 1996. Questo taglio fiscale sulle imprese costa almeno 25 miliardi di euro. Di questi la parte sui costi del lavoro è due terzi, 16-18 miliardi. Si dovrebbe consentire la piena detrazione di questa imposta dall'imponibile per l'imposta sul reddito delle imprese. Il costo sarebbe 4,5 miliardi. Il fisco sta già riconoscendo una riduzione di questa parte del tributo, in applicazione di una sentenza della Comunità europea. La piena detrazione potrebbe essere attuata con un’operazione biennale, realizzando l'anno seguente la detrazione dell'Irap sugli utili lordi delle imprese (costo di 1,5 miliardi).
La quarta proposta della Marcegaglia riguarda il deficit della sanità delle Regioni, specie quelle del Sud: propone che si mandino a casa gli amministratori incapaci. Proposta ottima, per risparmiare sprechi di spesa pubblica. Ma non va concepita come la sostituzione di tali amministratori con altri nominati dalla Regione. Sarebbe solo un «placebo», che non toglie il male. Occorre adottare il commissariamento, un rimedio la cui attuazione agisce anche da deterrente per i casi analoghi.
La quinta proposta dell'agenda Marcegaglia riguarda lo snellimento delle procedure per le opere pubbliche, che ritardano anche nel Nord. Il ministero delle Infrastrutture ha già uno schema pronto, occorre attuarlo, anche se toglie potere a vari soggetti che strilleranno che si ledono le autonomie, l'ambiente, eccetera, mentre si ledono solo l'ostruzionismo e la pigrizia.
La sesta proposta o richiesta riguarda la necessità di rompere gli indugi nella costruzione dei rigassificatori, come quello di Trieste. In questo caso c'è un veto sloveno. Berlusconi nel risolvere i problemi internazionali che interessano la nostra economia è abilissimo. Ha giustamente elencato a Monza i grandi risultati ottenuti. Deve impegnarsi anche su questo.
La settima proposta riguarda il fatto che molte banche hanno firmato la moratoria dei crediti alle imprese, che dà loro vantaggi fiscali, ma non la rispettano. La palla passa al ministero dell'Economia, per il controllo.
L’ottava proposta riguarda la semplificazione delle procedure per erogare i finanziamenti degli investimenti nel Sud previsti dalle leggi statali e comunitarie. Temo che non sia facile.
E passo quindi alla nona proposta, che riguarda la sostituzione dei finanziamenti in questione con i crediti di imposta, che in passato hanno ben funzionato. Questa proposta ha un costo perché i soldi non spesi generano una riduzione del deficit di bilancio. Ma la copertura si può trovare con la riduzione dello spreco sanitario, attualmente finanziato con i famosi Fas, fondi stanziati per gli investimenti delle aree sottosviluppate!
La decima proposta è di far partire la Banca del Sud con un sistema privatistico: «Bene purché non sia il solito carrozzone», ha detto la Marcegaglia.

E, a questa condizione, siamo d'accordo anche noi.

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