Ecco perché in Tv la destra non esiste

Non ho visto il pro­gramma di Fazio e Saviano per sin­cero disinteres­se. Ma non mi vanto di questo, perché per ragio­ni professionali certi fe­nomeni mediatici biso­gna osservarli. Perciò non mi occuperò dei suoi contenuti e nemmeno della sciagurata macchi­na del fango di quel pro­gramma sulla Lega a pro­posito della criminalità. Mi limito solo a dire che Saviano, proprio lui, si è assunto una grave respon­sabili­tà nel tentativo di de­legittimare il leghista Ma­roni che sta conducendo una battaglia efficace con­tro la criminalità organiz­zata. Ma non è di questo che vorrei parlarvi. Vorrei pormi senza pre­giudizi una domanda semplice che esige rispo­ste complicate. Perché programmi come questo o Annozero hanno un gran successo di pubbli­co? Sarebbe facile sbriga­re la faccenda dicendo che il populismo paga sempre, indipendente­mente dai contenuti, per­ché semplifica le cose, al­za la voce e indica il nemi­co. Paga in politica e paga negli ascolti. Dunque, voi tenetevi Berlusconi al go­verno e voi non lamentate­vi di Fazio e Santoro in tv. Amen.Si potrebbe poi de­durre una sorta di leg­ge ge­nerale dell’opinione pub­blica secondo cui a critica­re sono più bravi quelli di sinistra, a governare sono più adatti quelli del cen­trodestra. Per fare un esempio: la sinistra ama le denunce di libri e film contro la camorra, la de­stra preferisce gli arresti e le confische. La tv berlusconiana re­sta forte nell’intratteni­mento, la tv di sinistra è forte nell’attacco,critico o satirico, al potere. Del re­sto, la gente che votava ie­ri Dc e oggi centrodestra non vuole una tv ansioge­na ma preferisce una tv d’evasione;meglio le pas­sioni private che i pubbli­ci furori. Ma bisogna pure chie­dersi perché non ci sono programmi di segno op­posto che sfondano con quegli ascolti, benché il paese sia spaccato a metà tra due correnti di opinio­ni pubblica. Non si capi­sce perché nell’arco di questi anni non sia emer­so alcun Santoro o Report «di destra», alcun antiFa­zio, che non vi sia una sati­ra efficace con bersagli opposti. E non è possibile che un re della tv, un lea­der mediatico come Ber­lusconi, non abbia mai fa­vorito una tv in questo senso. A parte alcuni ospi­ti efficaci, solo un paio di personaggi non confor­mi hanno sfondato come conduttori, Ferrara e Sgarbi; ma da solisti, pri­vi di sostegno mediatico e di polemiche ad hoc per far crescere i loro ascolti. E comunque non hanno mai ottenuto risultati d’ascolto così rilevanti. Il caso Vespa è diverso: gran professionista, non fa programmi di attacco, semmai di difesa,tra la neutralità e l’ossequio, rispettando chiunque detenga un potere e specializzandosi sempre più in cronaca. E allora perché quei programmi di successo sorgono solo a sinistra? Escludo l’ipotesi etnico-politica suggerita dalla sinistra stessa: noi razza di sinistra siamo più intelligenti, eticamente migliori e possediamo la verità. No, non credo a queste differenze antropologiche e a questo Verbo incarnato in un versante ideologico. Al più arrivo a distinguere tra un’intelligenza critica ed un’intelligenza costruttiva, ove il critico non esclude il dogmatico e il costruttivo non esclude il rozzo. Allora provo a comporre il mosaico. Nonostante le apparenze la tv,l’editoria e la cultura restano nelle mani di un ceto di sinistra.L’hardware è nelle mani di Berlusconi, il software è nelle mani della sinistra: a lui la proprietà, a loro i contenuti ideologici. Striscia la notizia è l’unico esempio di un compromesso tra i due: rete berlusconiana e programma di Ricci, venuto da sinistra. Somma zero dal punto di vista politico, cioè nessun vantaggio specifico per la destra o per la sinistra. Il resto è evasione o impegno a sinistra. Torniamo al caso Vieni via con me . Era già nelle prime pagine dei giornali prima che cominciasse, era già stato imposto come evento, la macchina mediatica si era messa in moto e tutte le promozioni erano state attivate, anche quella di scambiareuna trattativa economica per una censura, o annunciando ospiti in una sola direzione per suscitare le polemiche dell’altro versante. Non sarebbe possibile l’inverso, magari con un governo di centrosinistra; ogni tentativo sarebbe stoppato in partenza o finirebbe nel dimenticatoio. E lo stesso vale in ogni altro settore, dal cinema al teatro, dai libri all’editoria. Nessun talento del versante opposto può salire la scala dell’attenzione mediatica,viene già ignorato o falciato ai primi gradini, le sue opere sono espulse come inesistenti dai media, e così diventa difficile proseguire. A destra, poi, i politici non fanno strategie ma vivono del presente; sono pragmatici, quando amministrano puntano a un compromesso con la casta di sinistra, preferiscono compiacerla o non irritarla per non avere attacchi. Scelgono gente neutra o addirittura orientata a sinistra per guidare teatri, fare film, tv e cultura; non vogliono rischiare linciaggi e incognite. In questo modo le opinioni alternative sono confinate ai margini, semiclandestine. Né ci sono zone franche di libero scambio: i cosiddetti giornali o luoghi neutrali in realtà ospitano personaggi ed eventi neutri, sinistri o tutt’al più di una destra compiacente o funzionale alla sini-stra, o meglio una destra contro la destra. Esemplare resta il caso Montanelli, per decenni evitato e poi ossequiato da quando ruppe con la destra in campo. Insomma manca il nido, la palestra, la scala, la rete in cui inserirsi; bisogna lanciarsi nel vuoto da un aereo di linea, senza paracadute e senza test.

Totale insensibilità verso chi azzarda progetti e strategie, abbandono della cultura negli spazi pubblici (tv, scuola, università), gioco di rimessa, per poi denunciare l’uso fazioso degli spazi pubblici da parte della sinistra. Risultato: a sinistra monopolio dei fumi, a destra monopolio dei tabacchi (finché dura). Contenti voi...

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